Pd in panne. Lite con Di Pietro

Sembrava fatta. Con il dietrofront del leader dell'Idv Antonio Di Pietro, che un paio di giorni fa si è detto pronto ad allerasi «anche con il diavolo» per battere Berlusconi e la presa di posizione di Nichi Vendola in favore di un governo tecnico, il Pd aveva tirato un sospiro di sollievo. Ma è durato poche ore perché sulle parole del presidente della Repubblica Napolitano il centrosinistra torna a spaccarsi. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sposa il ragionamento del capo dello Stato sul rischio di andare «verso un vuoto politico e verso un durissimo scontro elettorale», giudicandolo «un richiamo forte e chiaro alla responsabilità politica e ai principi costituzionali». Bersani contrappone Napolitano al premier Berlusconi e a quanti, nel centrodestra, vogliono «dare legittimazione ad un pensiero para costituzionale, ben leggibile nei ripetuti interventi del presidente Schifani ed esplicitato nelle parole di Frattini che si appella ad una "Costituzione materiale". Si vuole interpretare la Costituzione come un involucro formale - ha concluso Bersani - cui dare sostanza con un consenso interpretato come un plebiscito e, se occorre, come ha detto Cicchitto, anche con la piazza. Se la destra pensa con idee del genere di camminare sul velluto, si sbaglia di grosso». Insomma, denuncia il segretario Pd, «finché Berlusconi non avrà fatto la Costituzione di Arcore, volente o nolente rispetterà quella su cui ha giurato. Sappia che le minacce esplicite o velate non impressionano nessuno». Di Pietro non ci sta e precisa che «il presidente della Repubblica ha detto una cosa giusta, anzi giustissima, ma ritengo che il suo messaggio sia in anticipo e possa generare equivoci e malumori. Lui è l'arbitro, e non può muoversi come un giocatore perché così rischia di condizionare il gioco». E sugli scenari futuri spiega: «L'Idv ribadisce che il voto degli elettori non può essere ribaltato e che, se manca una maggioranza che continui a sostenere il governo in carica, si deve tornare al più presto al voto, non esistono altre soluzioni o si raggira la volontà dei cittadini».   Per questo la disponibilità dipietrista a un governo tecnico «è condizionata al fatto che sia davvero un esecutivo tecnico con una durata ben definita, non oltre tre mesi, e con competenze ben delimitate: fare una nuova legge elettorale e una legge che ristabilisca il pluralismo dell'informazione». Nel Pd monta la polemica. Il lettiano Marco Stradiotto lamenta che «Di Pietro non si smentisce mai. Non fai in tempo a osservare un ravvedimento in lui che subito, puntuale, arriva una sua dichiarazione fuori dalle righe a confermare i dubbi sul senso delle istituzioni dell'Idv». Contro Di Pietro tuona anche l'ex Margherita Giorgio Merlo, il quale si chiede se «una coalizione riformista può convivere a lungo con un gruppo di giustizialisti che non rispetta manco gli appelli del capo dello Stato». A entrambi risponde il numero due di Idv alla Camera, Antonio Borghesi: «Si rassegnino perché continueremo a dare loro tanti mal di pancia, ma sempre nel rispetto delle regole e delle istituzioni e rivendicando il nostro diritto dovere di critica, sempre rispettosa, anche nei confronti delle più alte istituzioni». Interviene anche uno dei candidati alle eventuali primarie, Nichi Vendola, che ha rimodulato la sua posizione per il voto subito, aprendo, almeno sulla carta, all'ipotesi di un esecutivo di transizione, ma che tiene a precisare: «Se le Camere riusciranno a trovare una maggioranza per varare la riforma elettorale e magari una normativa decente sul conflitto di interesse, non potrei che brindare a questa prospettiva».   No alle ammucchiate contro Berlusconi, precisa ancora l'esponente di Sinistra e Libertà, e lo stesso fa Di Pietro. Intanto nel Pd si fa sempre più il nome del sindaco di Torino Sergio Chiamparino per un'eventuale sfida con il premier. Insomma, la strada è lunga e in salita e i rapporti tra i partiti del centrosinistra restano tesi. Mentre Bersani fatica a tenere unito il Pd, con i Popolari alla finestra. Non sarà facile indicare l'alternativa.