I vuoti del vangelo secondo Luca
Luca di Montezemolo, su questo non si discute, è un grande comunicatore. Lo dimostrò già negli anni Settanta quando, poco più che ragazzo, inventò per Umberto Agnelli, dirottato dalla dc in quel di Roma, una campagna elettorale all'americana, fatta di strette di mano e incursioni nei mercati rionali. Roba che, al giorno d'oggi fa tenerezza ma che, ai tempi, provocò grande sensazione. Anche oggi, in questa discesa in campo al rallentatore (che faccio, mi tuffo o no?) Montezemolo punta a spendere la sua immagine di ex ragazzo sempre in forma, cittadino che paga le tasse e ha pure "investimenti significativi" nel Bel Paese; perciò, con un salto logico che solo un ex ragazzo bene può concedersi con disinvoltura, lui ha pieno diritto di rappresentare la mitica “società civile”, quella che tace schiacciata dalla dittatura mediatica di Berlusconi, uno che ha dimostrato, ci spiega LdM, “mancanza di leadership”, vizio da cui deriva la carenza di risultati, cioè quello che conta “in politica come in imprenditoria”, sottolinea il manager che finora, per la verità, di imprese sue ne ha gestite ben poche. O nessuna. Già, l'arte del grande comunicatore spesso consiste nel tacere. Prima di esaminare le chances del paladino della società civile, uno verrebbe sapere l'opinione dell'ex presidente della Confindustria e di Fiat sulle attuali scelte del gruppo che ha presieduto fino a pochi mesi fa e che, non più tardi che a metà luglio, ha minacciato l'uscita da quella Confindustria di cui lui è stato leader ai tempi di Romano Prodi e dello stesso Berlusconi, incassando dall'uno e dall'altro cospicui aiuti di Stato. Quelli che Sergio Marchionne ha rifiutato (Montezemolo silente) prima di minacciare l'uscita da Confindustria (Montezemolo sempre silente) e l'abbandono del progetto di Fabbrica Italia (su cui Montezemolo non ha speso parola). Insomma, come la pensa Montezemolo su queste scelte per il recupero di competitività? Qual è la sua posizione nei confronti della Fiom, possibile alleata sulla strada della battaglia anti-Berlusconi) Sarebbe bello saperlo, al momento di valutare il nuovo Montezemolo, che scende in campo nell'agone della politica. Per capire come la pensa, quali alleanze sociali e politiche (non solo nei salotti o nei pensatoi) voglia sviluppare. Qual è la sua opinione sul tema del federalismo? O sulla giustizia ? E sulla produttività, che ne pensa? Perché, come lui stesso ci insegna, il Paese ha bisogno di idee, più che di altri leader pronti a cavalcare gli umori dell'opinione pubblica con un phisique du role buono per uno spot alla Barilla. Magari alimentato dall'appoggio della lobby degli amici giornalisti. Per carità, è del tutto legittimo che, varcata in ottima forma la soglia dei sessant'anni, l'ex presidente della Confindustria voglia impegnarsi nella scena politica, a coronamento di una carriera manageriale in Conzano (così così), Rcs (chiedete a Cesare Romiti) e, soprattutto, in Fiat sotto l'ala protettrice dell'Avvocato prima e come suo erede virtuale in attesa che John Philip Elkann dimostrasse di saper volare da solo. Ma fa un certo senso scoprire Montezemolo come uomo nuovo, imprenditore privato che fino a ieri ha lavorato, in officina o in qualche ufficio, senza badare ai traffici della cosa pubblica. Ma è lo stesso Montezemolo di cui hanno parlato i giornali negli ultimi trent'anni o anche di più? Quello stesso manager che, per volontà dell'Avvocato, fu chiamato a presiedere i Mondiali del '90, quando ancora c'era la Prima Repubblica? Sì, è probabile che sia lui, esponente a pieno titolo di quella classe dirigente che, nel bene e nel male, ha contribuito alle sorti del Bel Paese negli ultimi decenni. Uno che “al di fuori di logiche rigide di schieramento” ha distribuito non poche prediche e predicozzi alle parti sociali ma non si è certo tirato indietro quando si è trattato di incassare (vedi il cuneo fiscale) vantaggi per le lobby da lui egregiamente rappresentate in via ufficiale e con l'indiscutibile charme che lo distingue. Ben venga il Montezemolo in carne ed ossa. Non quel manichino che finge di sbarcare da Marte in via Veneto come il marziano di Flaiano. Anche perché si sa come andò a finire: dopo qualche tempo qualcuno si alzerà a dire “a marzia', ci hai rotto…”.