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Ely e Gianfranco ce la faranno?

Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani

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La storia di Gianfranco Fini, Elisabetta Tulliani, la casa a Montecarlo, il cognato in affitto nel Principato con la Ferrari 458 Italia, la cucina Scavolini più amata dagli italiani e tutto il contorno è un feuilleton straordinario. È un racconto verista della nostra società, non c'è bisogno di far altro che raccogliere le notizie, commentarle, scegliere le foto giuste e pigiare il bottone della rotativa. Visto, si stampi. E in edicola è un successo assicurato. Perché? I personaggi sono imprevedibili, prismatici, gli ingredienti ci sono tutti: il potere, i soldi, la politica, le donne, gli uomini, l'amore, l'odio, la fazione, il clan, le case, le auto di lusso, il jet-set, la televisione, i ricchi arricchiti, la nobiltà, la miseria, il dolore, la compassione, la generosità, la debolezza e la forza. È la storia che sotto l'ombrellone fa scattare la domanda: Eli e Gianfry ce la faranno? È la telenovela di cui non puoi perdere una puntata, un segmento, una frase, un particolare. Meglio del «Pedro, bevi qualcosa...» della mitica Anna Marchesini, superiore a qualsiasi Geiar catapultato dal Texas a Valcannuta, perché qui i ricchi piangono davvero (chiedete a Gaucci) e i potenti sono a interrogarsi sul loro futuro prossimo appeso a una tenzone matrimoniale, patrimoniale e molto molto dopo, politica. Il plot è da romanzone d'appendice, da intrigo, da Montecarlo e Grace Kelly, da corte di Bisanzio, dogi di Venezia e soprattutto da Roma potentona in pieno Dagospia style, cioè quello che siamo e un po' montalianamente non vogliamo. Intorno a loro, Gianfranco ed Elisabetta, si scatenano le discussioni a pranzo e a cena del nostro Ferragosto. Non importa quanto la vacanza sia chic, l'importante è lo shock. E qui le emozioni non mancano. È il dipinto di una stagione che Il Tempo oggi cerca di raccontarvi nelle sue sfumature, in controluce, con le pennellate delle persone, delle cose, dei luoghi e dei miti di un'estate italiana tutta da scrivere. Tra il caffè e l'ammazzacaffè, cari lettori, ammettiamolo, c'è una sola fondamentale domanda: Gianfranco ed Elisabetta ce la faranno? Non il governo tecnico, non le larghe intese, non la transizione, non la maggioranza e neppure l'opposizione, ma loro due, la coppia del momento, Fini e Tulliani, il presidente della Camera e la bionda fatale. Tra loro, c'è il matador nell'arena, l'uomo con il drappo rosso, i picadores e l'orchestrina a fiati: Silvio Berlusconi. Non c'è uno spettacolo che possa reggere al confronto in tutto il Vecchio Continente. Ci vorrebbe la penna di un grande scrittore, non quella dell'umile cronista che vi racconta questa storia. E poi c'è il grande assente, l'uomo invisibile, quello che ha lavato la Ferrari «all black», ha fatto il pieno ed è sparito nel silenzio dolce e nobile di Montecarlo: Giancarlo Tulliani, il cognatino, l'uomo della casa che fu di An in affitto, delle società nei paradisi fiscali, della residenza nel Principato, degli abiti tamarri ma firmati, il giovin signore che sembra aver gabbato tutti e ora se ne infischia dell'uomo che con la sorella Elisabetta condivide una storia, un tormento, un amore, un lettino e un ombrellone ad Ansedonia e due figli piccoli piccoli che giocano con la paletta e il secchiello con un padre, Gianfranco, appassionato e premuroso. Sono certo che Fini quando è con loro, sente la politica remota e forse inutile, un granello insignificante nella grande sabbia che scorre nella clessidra del Palazzo. Siamo appena all'inizio di questa stupenda battaglia. Sentiamo il clangore della ferraglia in lontananza, ma sappiamo che quando le vacanze saranno finite, arriverà il momento della vera resa dei conti. Per ora siamo alle cannonate d'artiglieria a distanza, ma presto il sole diventerà più clemente, tenue, le giornate cominceranno ad accorciarsi, il Palazzo riaprirà, le truppe torneranno a Montecitorio e Palazzo Madama e verrà il momento di contarsi. E tornerà un altro inverno e allora vedremo quale sorte avrà non solo il gioco di coppia di Elisabetta e Gianfranco, ma anche il nostro destino collettivo, quello di noi italiani che viviamo un'estate davvero all'italiana. Buon Ferragosto.

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