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"I mobili della casa di An furono comprati da Fini"

Gianfranco Fini e la compagna Elisabetta Tulliani

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L'oggetto del contendere, la casa di Montecarlo, è sempre lo stesso. Ed anche il tono della discussione, tra insulti e accuse incrociate non cambia. Nuovo scontro tra Gianfranco Fini e il Giornale, secondo cui il presidente della Camera avrebbe arredato in prima persona, con la compagna Elisabetta Tulliani, i 60 metri quadrati di Boulevard Princesse Charlotte. «Delirio diffamatorio», per il portavoce della terza carica dello Stato, che annuncia l'ennesima querela. «Pubblicheremo fatture, contratti e nomi dei testimoni», ribatte il quotidiano di Vittorio Feltri. L'ennesima puntata della telenovela politica di quest'estate è andata in scena con l'uscita dei quotidiani di oggi. «Fini mente», titola a caratteri cubitali la prima pagina del Giornale, che ricostruisce nei dettagli la scelta dei mobili di palazzo Milton. «Ha detto di non sapere nulla», è uno dei passaggi dell'editoriale di Feltri, quando invece «ha arredato personalmente, con l'aiuto della compagna Tulliani, il quartierino», dopo che «l'alienazione a una società offshore dell'appartamento era stata firmata». Una tesi avvalorata dalle testimonianze dei dipendenti di un negozio, alle porte di Roma, secondo cui «tutti sapevano che c'era da fare una spedizione per la terza carica dello Stato a Montecarlo». La società Castellucci Maria Teresa di Roma, tirata in ballo da Libero, smentisce in modo categorico di avere effettuato «trasporto o montaggio a Montecarlo di mobili acquistati presso il proprio esercizio, nell'interesse di Elisabetta Tulliani o suoi familiari o dell'onorevole Fini». «La nostra - è lo sfogo del titolare della ditta, Paolo Spano - è una azienda rispettabile. Un conto è sostenere che il presidente Fini, o i suoi famigliari, sono stati in passato nostri clienti, un altro è dire che per loro conto abbiamo portato dei mobili a Montecarlo, cosa che non è assolutamente vera». Il Giornale, però, insiste, e riporta anche l'intervista ad un vicino della casa monegasca che dice di avere visto Fini «a Natale», nell'androne del palazzo della disputa. E accanto si può leggere il racconto del titolare dell'azienda che ha ristrutturato la casa, secondo cui Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, era «sempre presente sul cantiere». Ce n'è abbastanza per rovinare, ancora più della pioggia, il risveglio di Fini e della sua famiglia, nella casa delle vacanze ad Ansedonia.   La replica del presidente della Camera attraverso il portavoce Fabrizio Alfano, infatti, non si fa attendere: «Quanto pubblicato oggi da il Giornale è l'ennesima dimostrazione di un delirio diffamatorio che ha portato Feltri ad abdicare ai doveri minimi del giornalista», afferma in una nota. «Pur di denigrare il presidente Fini - aggiunge - Feltri propone ricostruzioni fantasiose basate su improbabili racconti di personaggi che si celano dietro l'anonimato. In questo modo la calunnia diventa notizia, e la realtà un dettaglio trascurabile», conclude il portavoce di Fini, annunciando che «il tribunale accerterà la grave diffamazione e il Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti la violazione delle regole deontologiche». Sull'edizione di domani (oggi, ndr) - è la replica a stretto giro di posta della direzione del quotidiano «pubblicheremo fatture, contratti e nome e cognome dei testimoni». Lo scontro, insomma, prosegue.  

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