Silvio fa asse con i moderati
C’è l’asse. L’asse tra i finiani moderati e Silvio Berlusconi. Proprio mentre il capogruppo alla Camera di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, chiedeva le dimissioni del presidente del Consiglio, da Palazzo Madama arrivava una nota di tutt'altro tenore. Una nota firmata generalmente "i senatori di Fli" ma direttamente riconducibile al capogruppo Pasquale Viespoli e che aveva una premessa poetica: «Agosto è il mese delle polemiche sterili e dannose. Settembre deve essere il mese della responsabilità e dei fatti concreti, nell'interesse del Paese». «Siamo consapevoli - continuavano i senatori finiani - che la stabilità di governo è un valore economico-sociale e il rispetto del patto con gli elettori è un valore di moralità politica. È indispensabile mettere al centro l'interesse dell'Italia affrontando con decisione le priorità: fisco, federalismo fiscale, Mezzogiorno, riforme istituzionali, giustizia». Dunque, niente accenti polemici contro Berlusconi. Al contrario: disponibilità al confronto nel merito. «Noi ci muoveremo in questa direzione - insistevano i rappresentati finiani a palazzo Madama - ci auguriamo che tutti, a iniziare da coloro che hanno la responsabilità della guida politica e di governo, facciano altrettanto. Pertanto dopo i polveroni polemici e strumentali di Ferragosto, a settembre la strada maestra - concludeva il gruppo Fli - deve essere quella di un serio confronto nella maggioranza in termini di agenda di governo». Anche dai finiani alla Camera si erano levate dichiarazioni tese al confronto, come quelle di Giorgio Conte (vicecapogruppo) e Silvano Moffa. I capigruppo del Pdl non si facevano sfuggire la svolta e tendevano la mano ai finiani moderati. Fabrizio Cicchitto: «La dichiarazione del gruppo di Fli al Senato ha una carattere costruttivo e sarebbe un errore sottovalutare o trascurare». E subito si faceva sentire anche Maurizio Gasparri: «Mentre alcuni dicono cose fuori dal mondo, si distingue per i toni misurati la nota del gruppo di Futuro e Libertà al Senato. Bisogna occuparsi di Italia e di cose concrete». In serata arrivava il sigillo del premier che faceva conoscere il suo pensiero con una nota scritta: «Al di là del frastuono delle irresponsabili e a volte farneticanti parole pronunciate da taluni contro il governo e contro la propria stessa maggioranza, se vi sarà questo spirito costruttivo contenuto nelle dichiarazioni di alcuni senatori del centrodestra, che accolgo con grande soddisfazione e disponibilità, sarà certamente possibile ritrovare quell'unità che, ove mancasse, non potrebbe che portare a scelte dolorose e definitive». Restano nell'angolo gli oltranzisti dell'area che fa riferimento al presidente della Camera. Per esempio Carmelo Briguglio, una sorta di portavoce di Bocchino, che aveva attaccato: «Berlusconi ha il dovere di dire agli italiani come acquistò la Villa di Arcore dove viveva insieme all'eroe Vittorio Mangano». E a gara con lui si era fatto avanti Fabio Granata: «È ormai evidente che lotta alle mafie, la legalità e la questione morale rappresentano argomenti off limit nel Pdl». La vera sfida ora è nel campo dei finiani. Bisognerà capire quale linea prevarrà e soprattutto se i gruppi riusciranno a restare in vita.