Napolitano frena sulle elezioni
Reduce da un breve periodo di vacanza a Stromboli, Giorgio Napolitano non nasconde la propria preoccupazione per il clima di "polemiche e contrapposizioni" che sta caratterizzando il confronto politico di queste settimane. Il presidente della Repubblica ne ha parlato in un'intervista pubblicata dall'Unità. "Ho trascorso otto giorni di riposo come si possono trascorrere qui a Stromboli - afferma il presidente della Repubblica nel tracciare un breve bilancio della sua permanenza nell'isola - un luogo di straordinario incanto e distacco, sempre accogliente e discreto. Ma ciò non toglie che mi sia sentito e mi senta molto inquieto per le vicende politiche di queste due settimane e per le loro implicazioni istituzionali". Il dialogo, da sempre auspicato e sollecitato nei suoi interventi, sembra oggi lettera morta. Come sta vivendo questi momenti? "Debbo innanzitutto rilevare - replica Napolitano - come sia ancora una volta scattato un clima di polemiche e contrapposizioni esasperate sul piano politico e come si stia diffondendo in generale un senso di grave precarietà e incertezza per quel che può accadere sul piano della governabilità, della capacità di risposta delle istituzioni ai problemi del paese". CONSOLIDARE LA RIPRESA - "Ci sono in Italia - osserva il presidente della Repubblica - segni recenti, positivi e incoraggianti, di ripresa produttiva, di ritorno alla crescita pur se il quadro mondiale resta critico: occorre però consolidarli e rafforzarli e far fronte alle tante difficoltà e incognite che restano, farvi fronte con visioni politiche e azioni di governo adeguate e coerenti. Ma, chiedo, se invece si va verso un vuoto politico e verso un durissimo scontro elettorale quali possono essere le conseguenze per il paese?". È da questo rischio, aggiunge Napolitano, che "dovrebbe partire la riflessione di tutte le forze politiche". Sullo scontro all'interno della maggioranza di governo il capo dello Stato sostiene di non poter "naturalmente, entrare nel merito di quel conflitto nè esprimere valutazioni o previsioni circa la sua possibile composizione. Le mie responsabilità istituzionali - continua Napolitano - entreranno in gioco solo quando risultasse in Parlamento che la maggioranza si è dissolta e quindi si aprisse una crisi di governo. Compirò in tal caso tutti i passi che la Costituzione e la prassi ad essa ispiratasi chiaramente dettano. Sarebbe bene - conclude Napolitano - che esponenti politici di qualsiasi parte non dessero indicazioni in proposito senza averne titolo e in modo sbrigativo e strumentale". BASTA RESE DEI CONTI - Giorgio Napolitano inoltre dice basta agli attacchi al Presidente della Camera Gianfranco Fini. "Ho sempre ritenuto che nessun contrasto politico debba investire impropriamente la vita delle istituzioni", spiega all'Unità, "perciò è ora che cessi una campagna gravemente destabilizzante sul piano istituzionale qual è quella volta a delegittimare il presidente di un ramo del Parlamento e la stessa funzione essenziale che egli è chiamato ad assolvere per la continuità dell'attività legislativa". "Questo è il momento di abbassare i toni - conclude Napolitano - Il Paese che ha bisogno di risposte ai propri problemi anzichè di rese di conti e di annunci minacciosi". FINI QUERELA IL GIORNALE - Attacchi al presidente della Camera che non sembrano cessare. "La prova: Fini mente", titola oggi il Giornale. Il quotidiano afferma che lungi dall'essere sorpreso dalla presenza del cognato nella casa di Montecarlo, il presidente Fini, insieme ad Elisabetta Tulliani, ha arredato la casa acquistando i mobili in un negozio romano. Nell'articolo si citano due fonti anonime che raccontano delle visite della compagna del presidente e dello stesso presidente al negozio. L'accusa di menzogna a Fini viene svolta dal direttore Vittorio Feltri in un editoriale in prima pagina. "Quanto pubblicato oggi da Il Giornale è l'ennesima dimostrazione di un delirio diffamatorio che ha portato Feltri ad abdicare ai doveri minimi del giornalista", dichiara Fabrizio Alfano, portavoce del numero uno di Montecitorio. "Pur di denigrare il presidente Fini, Feltri propone ricostruzioni fantasiose basate su improbabili racconti di personaggi che si celano dietro l'anonimato: in questo modo la calunnia diventa notizia, e la realtà un dettaglio trascurabile. Il tribunale accerterà la grave diffamazione, e il Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti la violazione delle regole deontologiche".