Il Gran Premio fiscale di Tulliani
Quiz estivo: cosa hanno in comune Valentino Rossi e Giancarlo Tulliani? Risposta: la Ferrari 458 Italia. Motore da 570 cavalli, doppia frizione, 7 marce e velocità massima di 325 km/h. Costo 197 mila euro. Entrambi i ragazzi (31 anni Valentino, 33 Giancarlo) la sfoggiano in queste ferie d’agosto alla faccia della crisi. Rossi l’aveva provata a gennaio a Fiorano e ha scelto un modello giallo col tetto nero mentre il cognatino di Fini ha preferito la tinta «all black», più aggressiva e meno tamarra. Altra differenza: Valentino Rossi, oltre che per le incredibili vittorie al MotoGp, è finito sui giornali per aver restituito 35 milioni di euro al Fisco. Nel periodo 2001-2006 il pilota aveva la residenza fiscale nel Regno Unito e quella reale nel Bel Paese. Per il 2000 ha ottenuto il condono. Dal 2007 paga le tasse in Italia. E Tulliani? Anche lui ha residenza fiscale all'estero. A Montecarlo. Tanto che la stessa Ferrari 458 – come si vede nelle foto di Giancarlo e fidanzata scattate all'autolavaggio dal settimanale Chi – ha la targa monegasca. A differenza di Rossi, Tulliani non si è distinto per meriti sportivi. Cosa fa di lavoro? Di lui si sa che a soli 33 anni ha alle spalle un buon numero di esperienze imprenditoriali in molte delle quali sembra esserci lo zampino della sorella Elisabetta. Si sa che nel 2000, quando lei era fidanzata con Gaucci, il 23enne Giancarlo diventa vicepresidente esecutivo della Viterbese calcio, comprata dall'allora patron del Perugia. Ma la passione per il pallone dura poco e Giancarlo si butta sullo show business, reinventandosi imprenditore e produttore televisivo con la Giant Entertainment Group riesce anche a finire sulla Rai che trasmette nell'estate 2009 il suo «Italian fun club music award», tragico flop da meno del 7% di share. E nel frattempo fa flop anche la società chiusa nel dicembre del 2008. Allo stesso indirizzo della Giant spunterà a maggio 2009 la Absolute Television Media che si mette a produrre anche «rubriche» nei programmi Rai e le cui quote sono intestate al 51% a sua mamma, Francesca Frau. Sempre di famiglia è l'immobiliare Wind Rose International, di cui Tulliani deteneva il 45% prima di cedere il pacchetto, a maggio del 2009, a suo padre Sergio che ora controlla la società insieme a Elisabetta. La società ha due sedi romane e una a Long Island, negli Stati Uniti, ma non a Montecarlo. Dove per il fisco Giancarlo proprio dal maggio 2009 risiede e dove ha affittato l'appartamento che sta rovinando la carriera politica al cognato presidente della Camera. Se fosse stato residente in Italia Giancarlo Tulliani avrebbe dovuto inserire il canone per i 70 metri quadri di Palais Milton (oltre 1.500 euro al mese secondo il suo avvocato) nel cosiddetto quadro RW, ovvero quella parte di Modello Unico (l'evoluzione del 740) nel quale sopra i 10.000 euro annui è necessario registrare i flussi da e per l'estero, i possessi di case, conti correnti o altre attività. Se Tulliani fosse stato residente in Italia, dunque, oggi si saprebbero nome e cognome di chi gli ha affittato l'appartamento donato dall'anziana contessa Colleoni ad Alleanza Nazionale. E invece nisba. Perché lui risiede a Montecarlo. Anche se ha nostalgia del nido familiare a Valcannuta, a due passi dall'Aurelia tanto da aver comprato di recente nella stessa via un villino da 9 vani. Le sue attività parlano italiano e, ripetono i maligni della Capitale, lui sta sempre a Roma. Aggiungendo che forse la nuova Ferrari gli serve proprio per andare più velocemente avanti e indietro dal Principato. Perché secondo le regole del fisco italiano, per mantenere la residenza fiscale all'estero non si deve rimanere sul territorio italiano per più di 180 giorni. Gli accertamenti, spiega a Il Tempo un commercialista monegasco, possono scattare anche se si notano anomalie su interessi, attività e addirittura sulla nazionalità di compagni e fidanzate. L'eredità Agnelli è diventato un caso da manuale: è finita sotto la lente dell'Agenzia delle Entrate dopo che la guerra in famiglia ha acceso un faro sui beni all'estero dell'Avvocato, che non erano compresi nel testamento. Il fisco ha cominciato a indagare per ricostruire i passaggi patrimoniali e reddituali dell'Avvocato e delle sue società per capire se ci si trovasse di fronte a un caso di «estero-vestizione» rendendo dunque automatico il passaggio sul temutissimo Quadro Rw. Temutissimo perché costringe il contribuente a esporre in pubblico - cioè allo Stato - i suoi beni e movimenti di capitali all'estero. Figlio del patto di Maastricht e della globalizzazione dei mercati finanziari, il quadro è un semplice elenco che condensa il patrimonio e i redditi oltreconfine. La sua finalità teorica è chiara: serve a evitare occultamenti di ricchezza e di imponibile oltre che a scoraggiare l'esportazione di valuta. Se gli elementi indicati non corrispondono alla realtà, scatta l'accertamento, con tanto di sanzioni e interessi. Ecco allora che fra le mille domande che si sono posti i giornali in questi giorni il commercialista monegasco ne pone una a noi: «Giancarlo Tulliani quel quadro l'ha mai compilato?». E la seconda: «In presenza di uno scudo fiscale appena finito chi si sentirebbe così impunibile da non accedere appunto allo scudo e riportare la residenza in Italia?». Un consiglio a Tulliani: faccia uno squillo a Valentino Rossi. E non solo per vantarsi di quanto ci mette lui con la sua Ferrari nera per andare da Roma a Montecarlo. Casello-casello.