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Gianfranco deve fare i conti con le correntine

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.L'armata del presidente della Camera Gianfranco Fini infatti, benché appena formatasi, si è trovata subito a fare i conti con la nascita di quattro piccole correnti. Logicamente nessuno di loro confermerà mai che tra il capogruppo del partito alla Camera, Italo Bocchino, e quello al Senato, Pasquale Viespoli, non corra buon sangue. Nessuno confermerà mai che la scelta di nominare Silvano Moffa portavoce e coordinatore dei capigruppo (cosa che nessun altro partito ha) sia stata voluta dal presidente Fini proprio per cercare di tenere tranquille le diverse anime all'interno di Futuro e libertà. E così si potrebbe continuare per molti altri casi, solo che basta analizzare le dichiarazioni di questi ultimi giorni per capire che la galassia dei finiani è veramente molto ampia. Ci sono quelli che a tutti i costi vogliono portare avanti la linea intransigente: i puristi, quelli capeggiati da Bocchino che, come spesso accade durante le riunioni del gruppo, sono convinti che l'unico modo per poter dialogare con Berlusconi sia quello di alzare la voce. Poi ci sono i pontieri: quelli che invece, seguendo la linea di Moffa o di Viespoli, cercano di moderare i toni consapevoli cercando di non andare allo scontro con il premier, anzi, impegnandosi a trovare una strategia comune con il Pdl per arrivare alla fine naturale di questa legislatura. Infine gli ultimi due: i battitori liberi e i «secolisti» dal nome del quotidiano che un tempo fu di An e che ora è rimasto fedele alla linea di Fini. Così ecco che tra i primi troviamo l'attore Luca Barbareschi, l'avvocato Giulia Bongiorno, l'ex missino Donato La Morte e altri che sono i più fedelissimi tra i fedeli di Fini. Un gruppo di persone legato da anni al numero uno di Montecitorio e che non farebbe nulla senza aver sentito prima il suo parere. E molto affine a questo gruppo ma con un denominatore comune leggermente diverso, c'è l'ultimo gruppo: i "secolisti". C'è la direttrice del quotidiano Flavia Perina, l'amministratore Enzo Raisi e un amico dei due, il vicecapogruppo alla Camera Benedetto Della Vedova. Il radicale che Berlusconi riuscì a portare nel Pdl ma che ora condivide con i colleghi del Secolo le battaglie soprattutto quelle che riguardano i temi etici. Uniti ma divisi tanto che qualcuno si lascia sfuggire anche qualche simpatico retroscena: «Dovevamo decidere dove sederci nell'emiciclo della Camera. Anche su quello ci sono stati dei problemi. C'era chi voleva sedersi nel quarto settore quello tra Pdl e Lega, altri volevano rimanere stabilmente a destra». Come è finita? «Logico, è intervenuto Fini e ha deciso: "Il quarto settore va bene". E così diventeremo un po' più centristi».

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