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Affitti d'oro per i palazzi della Camera

Roma, il palazzo di via Poli, all'angolo con via del Tritone, affittato al Consiglio regionale del Lazio

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Sono quattro edifici nel centro di Roma, a due passi da Montecitorio. Tutti presi in affitto dalla stessa società, quella del costruttore Sergio Scarpellini. Costano alla Camera più di 46 milioni di euro all'anno. A cui si aggiungono le spese. La Regione Lazio non è da meno. I palazzi della Camera dei deputati compongono un quadrilatero compreso tra via del Tritone, piazza San Silvestro, via della Mercede e via Poli. Uffici splendidi nel cuore di Roma. Belli fuori ma anche dentro: la superficie complessiva supera i 60 mila metri quadrati e ospita circa 600 stanze di lavoro. Non mancano, ovviamente, buvette e mense per deputati e dipendenti. La Regione Lazio, invece, ha una sede distaccata in via Poli, angolo via del Tritone. Un grande appartamento al quinto piano: c'è una sala conferenze, lo studio del presidente del Consiglio regionale, un bagno e altri ambienti. Tutti questi palazzi sono dello stesso proprietario: la società Milano 90 srl, che fa capo al costruttore romano Scarpellini. Soltanto nel 2010 la Camera ha pagato per l'affitto del complesso «Palazzo Marini» 46 milioni 534 mila 480 euro. A cui si aggiungono le spese per i fornitori di quasi 139 milioni. Ma alla Milano 90 srl sono assegnati anche il servizio di ristorazione delle mense di via del Seminario e, ovviamente, dello stesso Palazzo Marini, che costano oltre 2 milioni e 600 mila euro all'anno, il presidio antincendio e intervento impiantistico (3 milioni 732.333 euro) e un'altra «sublocazione» per oltre 519 mila euro. La Regione Lazio non è da meno, visto che spende ogni anno, per l'affitto di varie sedi, tra cui via Poli, poco meno di 20 milioni di euro. In tutto, fanno i conti i Radicali che oggi faranno una conferenza stampa specifica, quindici anni di contratti fra la Camera e la Milano 90 srl hanno fatto guadagnare al Gruppo Scarpellini 586 milioni di euro. Ma la pacchia potrebbe finire presto perché i questori della Camera da un lato e la presidente del Lazio Renata Polverini dall'altro sono pronti a non rinnovare i contratti. La Camera cercherà nuove sistemazioni, la Regione ne farà a meno, visto che di spazi ne ha ancora a disposizione parecchi nei due principali edifici in via Cristoforo Colombo e in via della Pisana. I questori della Camera hanno inviato pochi giorni fa una lettera al presidente Gianfranco Fini dove si solleva «la questione delle locazioni immobiliari, con particolare riferimento a quelle dei palazzi Marini». La proposta dei questori, Francesco Colucci, Antonio Mazzocchi e Gabriele Albonetti, è di sostituire progressivamente quei palazzi con «edifici nella diretta disponibilità della Camera». Per questo si intende «recedere progressivamente dai contratti di locazione dei palazzi Marini». A settembre la richiesta verrà esaminata dall'ufficio di presidenza, prima dell'esame del progetto di bilancio interno da parte dell'Assemblea. «Contestualmente - finisce la lettera - il collegio dei questori proporrà che sia rinnovata la richiesta all'Agenzia del Demanio di reperire, ai fini dell'acquisto in proprietà, immobili nelle vicinanze di palazzo Montecitorio, anche con oneri a carico del bilancio interno della Camera». Insomma parte il giro di vite sugli affitti d'oro che da una quindicina d'anni le istituzioni versano ai privati. Le maggioranze politiche si sono avvicendate ma sulle locazioni sono sempre state d'accordo. Dal canto loro i radicali non usano mezzi termini e parlano di «una storia di "amicizie"».   Il più soddisfatto è Amedeo Laboccetta (Pdl) che una decina di giorni fa ha preso carta e penna e scritto una lettera al presidente Fini chiedendogli di fare chiarezza sulle spese per gli affitti. «Il punto è che in questi anni, dai tempi di Violante fino ad oggi, è stato fatto un dono a un costruttore, Scarpellini - spiega il deputato del Pdl - Abbiamo speso, soltanto considerando gli affitti, oltre 300 milioni di euro. A questo punto, come ho dimostrato con un prospetto specifico, si potevano accendere mutui con le banche e comprare svariati palazzi». Ma adesso la musica potrebbe cambiare: «Alcuni contratti scadranno quest'anno, altri no. Ma è necessario recedere - dice ancora Laboccetta - Si deve evitare questo sperpero di denaro. Poi nessuno sa come è stato possibile ma in tutti questi anni le cose sono andate avanti senza obiezioni sprecando il denaro pubblico in un modo incredibile». Dalla lettera di Labocetta qualcosa è accaduto: «Si è messo in moto un meccanismo per cui anche tanti altri, come i Radicali, hanno fatto pressione per risolvere la situazione. Lo so che le le cose spesso si annunciano ma non si realizzano. Per questo da settembre ne farò una battaglia. Li marcherò stretti finché non si deciderà di risolvere quei contratti di affitto». Ma si muove anche la Regione Lazio. È stata la governatrice Polverini a proporre di chiudere la sede del Consiglio in via Poli e anche altri uffici. «Non conosco i conti del Consiglio regionale, ma non credo sia una sede sufficientemente frequentata per giustificarne il mantenimento», ha spiegato la Polverini. Gli ha fatto eco l'assessore al Bilancio, il fedelissimo Stefano Cetica: «Spero che la sede di via Poli venga chiusa, è assolutamente superflua, ma non solo quella».  

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