«Un Paese senza leader e politici che litigano su tutto»: il titolo è di quelli che si fanno leggere, soprattutto se è quello dell'editoriale che apre il numero di «Famiglia Cristiana» oggi in edicola.
Econdivisibili. Non esistono programmi di medio e lungo termine, non 4emerge un'idea di bene comune, che permetta di superare divisioni e interessi di parte. Se non personali. Si propone un federalismo che sa di secessione. Senz'anima e solidarietà». Nessun prigioniero, insomma. Vittima di questi giochi di interesse, l'opinione pubblica che «sebbene narcotizzata dalle Tv, è disgustata dallo spettacolo poco edificante che, quasi ogni giorno, ci viene offerto». Il governo, c'era da aspettarselo, non ha gradito: «Alcuni editorialisti di Famiglia Cristiana devono sempre dipingere un'emergenza diversa che giustifichi la loro militanza contro Berlusconi, reo, come la gran parte dei Dc, di essere un cattolico non di sinistra», afferma Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del Programma di governo. E se l'opposizione plaude a quella che giudica «una sonora bocciatura per il governo di Pdl e Lega», in realtà i «rimproveri» che arrivano dal mondo ecclesiastico sembrano non far distinzione di schieramento. Anche Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, si rivolge ai leader politici facendo appello alla «dimensione etica della vita personale e sociale». Nella sua omelia per la solennità di San Lorenzo, l'arcivescovo di Genova ha sottolineato come secondo la Chiesa «alla radice di tanti mali e di tante povertà» vi sia il «sottosviluppo morale» di cui parla Benedetto XVI nell'enciclica «Caritas in veritate». Il capo dei vescovi ha auspicato un ricordo a quel «codice morale che nasce dallo spirito e dalla natura stessa di ogni uomo» che ricordi «la distinzione tra il bene e il male». Na. Pie.