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Sulla bioetica Fini rischia Casini

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Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini

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La bioetica. Tutto è cominciato da lì. Il voto di Gianfranco Fini a favore della fecondazione assistita ai referendum del 2005 sorprese non poco i tradizionali elettori di centrodestra. Adesso Futuro e Libertà rischia di ripartire dagli stessi temi. A pensarci, proprio su questi si potrebbe consumare la rottura con il Pdl. Un paio di giorni fa il finiano Benedetto Della Vedova ha invitato i colleghi ad approvare una legge sulle unioni gay. Dal Pdl è stato il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri a tuonare: «In questo Parlamento non c'è alcuna possibilità di approvare leggi sulle coppie di fatto etero o omosessuali. L'argomento più che chiuso è inesistente. Semmai dobbiamo affrontare temi più importanti, come il testamento biologico. Il Senato ha detto da tempo sì alla legge. La Camera è in grave ritardo». Ma anche qui potrebbe esserci un incidente perché i finiani avrebbero varie perplessità sul testo che vuole approvare la maggioranza. Se ne parlerà a settembre, fatto sta che i temi etici potrebbero catalizzare lo scontro molto più dei quattro pilastri del programma (Federalismo, Sud, Fisco e Giustizia) rilanciati dal premier Berlusconi. Intanto ieri proprio Della Vedova ha fatto marcia indietro: «Sabato ho ribadito le mie posizioni sui cosiddetti "temi civili". Non ho detto, ovviamente, che Futuro e Libertà per l'Italia (al cui interno, come è noto, ci sono posizioni articolate) voglia cercare un accordo col Pdl su coppie di fatto, fine vita, procreazione assistita e ricerca scientifica, e su questa base rinnovare l'intesa di governo. Non l'ho detto perché non lo penso. E perché sarebbe palesemente insensato». Piuttosto, precisa il deputato, «l'intesa di governo tra Fli, Pdl e Lega va cercata e trovata sui temi che riguardano le riforme istituzionali ed economico sociali, non su materie che, per loro natura, non possono essere discusse, né dentro un partito, né dentro una coalizione, con la logica della disciplina di maggioranza. Quanto al merito, le mie posizioni su questi temi sono notorie. Sono minoritarie nel centrodestra italiano, ma certo non estranee alla cultura e ai sentimenti della gran parte del suo elettorato. E sono pienamente coerenti con quelle sostenute in tutte le grandi forze popolari e liberali del centrodestra europeo». Ma la questione è più profonda. Perché se è vero che sui temi etici potrebbe consumarsi lo strappo definitivo, le posizioni di Fini potrebbero (o dovrebbero) mettere in imbarazzo quelli che ad oggi sembrano i suoi futuri compagni di viaggio, gli artefici del cosiddetto terzo polo: l'Udc di Casini e l'Api di Rutelli. La questione è talmente concreta che ieri il giornale dei vescovi non ha usato mezzi termini. Il nuovo soggetto politico fondato da Gianfranco Fini non potrà collaborare con formazioni che si ispirano ai valori cattolici se la sua linea è quella espressa dal vicecapogruppo Benedetto Della Vedova, ex radicale ora fuoriuscito con il presidente della Camera dal Pdl, ha sottolineato il quotidiano della Cei, Avvenire, che ha registrato con disappunto quanto affermato dal parlamentare «ad appena tre giorni dal primo sugello parlamentare dell'ipotesi di terzo polo preannunciando iniziative legislative per legittimare le unioni gay, avviare lo smantellamento della legge 40 e di fatto azzerare il ddl sul fine vita». Per il giornale cattolico, infatti, sarebbe «arduo aggregare su questi temi sensibilità e risorse che per il loro radicamento culturale e la loro collocazione storica sono totalmente incompatibili con simili obiettivi». Ancora: «Le scissioni prima del Pd con i rutelliani riuniti nell'Api e i teodem che hanno scelto l'Udc e poi del Pdl con la nascita di Fli - rileva Avvenire - tornano a confermare i limiti e la fragilità intrinseca di un bipolarismo all'italiana che si voleva far evolvere forzosamente in bipartitismo. Trova così spazio nelle attese e nelle manovre politiche la suggestione "terzopolare" o comunque un'alleanza o un soggetto unico in grado di fare crescere nel nostro sistema politico il tasso di equilibrio, di moderazione, di riferimento valoriale certo e di coinvolgimento degli scontenti del voto. Ma - avverte il quotidiano della Cei - detto in parole povere, se le grandi ammucchiate da una parte e dall'altra non sono state in grado di reggere in forza del meccanismo "tutti insieme contro gli altri" nulla assicura che il nuovo sviluppo sia più agevole soltanto perché si cerca di appoggiarlo al centro anziché sulle ali». Il messaggio è forte e chiaro. Fini rischia di perdere Pdl e terzo polo in un colpo solo.  

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