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Cossiga resiste al male. Forza presidente

Il presidente emerito Francesco Cossiga

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«Le condizioni mediche di Francesco Cossiga sono critiche ma stabili». È la prima, e per ora unica, comunicazione ufficiale del Policlinico Gemelli, dove il senatore a vita è ricoverato da lunedì per un'insufficienza cardio-respiratoria. L'ex presidente della Repubblica è ora sotto sedativi. Sprofondato in un sonno artificiale. Intubato. Al di là di quella porticina rossa che separa il mondo che spera dal reparto di Rianimazione, lui lotta per la vita. I medici che lo seguono, minuto dopo minuto, hanno avuto la «necessità di ricorrere a procedure di supporto vitale». La notizia più importante, in realtà, arriva nel tardo pomeriggio. Paolo Naccarato, per anni segretario particolare di Francesco Cossiga ed ex sottosegretario nell'ultimo governo Prodi, esce per l'ennesima volta dalla Rianimazione. Da due giorni fa avanti e indietro, su e giù lungo la sala d'attesa, in compagnia dei figli dell'ex presidente, Giuseppe e Anna Maria, di parenti e amici. È l'uomo che durante queste ore ha gestito l'attesa. Di solito, cercando di abbozzare un sorriso per nascondere il dolore, si stacca dal gruppo dei familiari annunciando che «il presidente è stabile, anche se grave». Stavolta, alle 18.27 di ieri, comunica: «Non ci saranno altri bollettini medici. Restiamo aggiornati a quell'unica comunicazione delle 15.30. Il prossimo bollettino è previsto per domani (oggi, ndr) in tarda mattinata». Che significa: il presidente passerà la notte. L'equipe del Gemelli guidata dal viceprimario Mariano Pennisi, intanto, continua a lavorare senza sosta per cercare di capire quale è stata la causa scatenante che ha fatto degenerare il problema respiratorio dell'ex presidente. Proseguono esami e accertamenti. E i medici iniziano a escludere alcune patologie, limando ogni ora la cura somministrata che permette al senatore a vita di restare stabile, seppur ancora in gravi condizioni di salute. L'obiettivo, spiegano alcuni amici del presidente «picconatore» che hanno parlato con i medici, è metterlo nelle condizioni di portarlo a casa e lì, in caso, continuare le cure. Le stesse fonti fanno però sapere che non sarà di sicuro né oggi né domani il giorno in cui dalla porticina rossa uscirà Cossiga. Ci vorranno ancora molti giorni prima di capire se potrà mai uscire dalla Rianimazione e rimettersi in piedi. E lo spiazzale fuori il pronto soccorso del Policlinico diventa un'enorme sala d'aspetto. In pochi possono entrare nel reparto per guardare il senatore attaccato alle macchine oltre uno spesso vetro. Gli amici, e anche alcuni parenti, restano fuori. Anna Maria e Giuseppe fanno la spola. Entrano. Parlano con i medici. Qualche minuto di fronte al letto. Poi riescono. Raccontano ai visitatori più vicini alla famiglia cosa succede. C'è anche Giuseppe Marra, direttore di AdnKronos, con loro. Conosce Cossiga da quaranta anni. Sono amici intimi. Marra racconta di qualche giorno fa, qualche giorno prima che il presidente Cossiga compiesse 82 anni (il 26 luglio, ndr). Alcuni gli avevano consigliato di farsi ricoverare, dato che il suo stato di salute stava peggiorando. Lui non volle. Gli ospedali non vanno molto a genio al presidente emerito. Lo sanno bene i suoi figli, che camminano per il corridoio, si siedono, si rialzano, chiacchierano, si aggrappano alla fede di don Claudio Papa, magari abbozzano un sorriso e poi di nuovo si rattristicono. Cercando di far scorrere più forte le lancette dell'orologio. A metà pomeriggio arriva Gianni Letta. Sono le 15.52. Uscirà alle 16.02. Pochi minuti con i familiari, dentro la sala del reparto Rianimazione. Quando Letta esce dalla porticina rossa per tornare in macchina non ha il sorriso di sempre. E gli occhi sono lievemente lucidi. Il sottosegretario manifesta l'affetto per i Cossiga anche da parte del premier Silvio Berlusconi e dell'esecutivo. Dice di voler seguire minuto per minuto l'evolversi della situazione, con l'auspicio che ci sia un decorso positivo. Le istituzioni e il mondo della politica tempestano questa seconda giornata di messaggi di speranza. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è in continuo aggiornamento telefonico. Poco dopo l'ora di colazione, il vicesindaco della Capitale, Mauro Cutrufo, si reca al Gemelli per portare gli auguri della città. Il sindaco Gianni Alemanno, in una nota, spiega che «in questi momenti dobbiamo pregare affinché un grande maestro come il presidente Cossiga continui a vivere e a operare nella nostra comunità nazionale. Parlo di maestro - continua Alemanno - perché per noi il presidente rappresenta non solo una delle più importanti figure politiche della storia repubblicana, ma anche un profondo pensatore in cui il realismo politico e il radicamento nei valori sono sempre serviti a indicarci la strada nei momenti più difficili della storia recente. L'Italia ha ancora bisogno dell'insegnamento di Francesco Cossiga». Si recano al Policlinico numerose personalità politiche. Dal figlio dell'ex presidente della Repubblica Giovanni Leone, Mauro Leone, al sottosegretario agli Esteri, Enzo Scotti. È più che commosso, invece, il commento del ministro dell'Attuazione al programma, Gianfranco Rotondi: «Pensare che Francesco Cossiga e Carlo Bernini sono entrambi in coma è un'emozione che può capire solo chi è stato veramente democratico cristiano». E mentre il centralino del Gemelli continua a ricevere messaggi per il presidente da parte degli italiani, Anna Maria esce di nuovo dalla porticina rossa tornando nel mondo che spera. Va verso un'amica, seduta in un angolo. «Come sta?». «Così», risponde lei alzando le spalle: «Ogni tanto si muove».

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