Regione, sì al bilancio nel caos
È bufera sul bilancio regionale, approvato ieri mattina dopo una notte passata in Aula. L'incidente arriva all'alba a causa dei cornetti caldi sfornati alla buvette. Sono le 5 quando il presidente del Consiglio del Lazio, Mario Abbruzzese, mette in votazione l'emendamento dell'opposizione all'articolo 7 («Misure per garantire l'equilibrio economico-finanziario»). Si tratta di 450 milioni di spese spostate al 2011 per garantire l'equilibrio dei conti della gestione ordinaria. Se passasse l'emendamento dell'opposizione la Regione si troverebbe invece con 450 milioni da sborsare subito. Un problema che farebbe saltare la manovra. Scoccano le 5 e alla buvette arrivano i cornetti caldi. Tanti consiglieri non resistono alla tentazione e si allontanano dall'Aula. Nella votazione prevale l'opposizione ma Abbruzzese prende tempo per consentire anche agli altri di votare. È il caos: il centrosinistra insorge. Passano i minuti, il presidente del Consiglio fa ripetere il voto. Nel frattempo molti consiglieri sono tornati in Aula. Stavolta vince il centrodestra. L'opposizione grida al voto «truccato» e lascia il Consiglio per protesta, la maggioranza continua e approva il documento economico. Passano sei ore e in una conferenza stampa il centrosinistra chiede le dimissioni di Abbruzzese, annunciando che a settembre presenterà una mozione di sfiducia. «Abbruzzese non sa neanche presiedere un condominio del cassinate», tuona il numero uno del Pd Esterino Montino. Mentre il capogruppo dell'Idv Vincenzo Maruccio descrive l'episodio come «la pagina più buia della storia del Consiglio regionale del Lazio». La maggioranza guarda avanti, critica l'opposizione e tira un sospiro di sollievo. L'assestamento di bilancio vale oltre 1 miliardo di euro, di cui 618 milioni di spesa corrente e 400 milioni di euro in conto capitale. Vengono coperti gli squilibri accertati nella previsione di bilancio sul 2010 e si dà vita a un fondo di riserva per esigenze straordinarie. La manovra prevede anche una riduzione delle spese. Spariscono alcune società (Agensport e Istituto Montecelio), mentre vengono finanziati la messa in sicurezza degli edifici scolastici, la lotta al dissesto idrogeologico, le borse di studio per studenti, la fondazione «Museo della Shoah». La consigliera Isabella Rauti (Pdl) segna un record: il sì ai suoi cinque emendamenti (sulla lotta allo stalking, co-firmato dall'Idv Bucci, il quoziente familiare, un fondo specifico sempre per le famiglie, la creazione del forum per le politiche giovanili e di un osservatorio contro le discriminazioni). La governatrice Polverini è soddisfatta: «Non chiediamo sacrifici. Inoltre abbiamo introdotto la norma per la regionalizzazione del patto di stabilità dove insieme alle Province metteremo a disposizione dei Comuni la quota di patto che la Regione non riesce a utilizzare e che altrimenti tornerebbe inglobata nelle casse del ministero dell'Economia. Una misura che tutti i sindaci ci hanno richiesto. Non penalizziamo il sociale - ha detto ancora la presidente del Lazio - la lotta alla sclerosi multipla è una delle cose importanti che in campo sanitario vogliamo fare. Non aumentiamo le tasse, e credetemi che non era scontato». Il numero uno del Consiglio, Mario Abbruzzese, storce il naso: «Sono rimasto amareggiato dal comportamento delle opposizioni sulla mia interpretazione del regolamento. Mi è sembrato eccessivo il loro comportamento, spero di ricomporre la frattura che c'è stata, anche perché fino a oggi ho assunto un ruolo di grande equilibrio in Consiglio». Il vicecoordinatore laziale del Pdl, Alfredo Pallone, se la prende con Montino: «Se avesse un briciolo di pudore eviterebbe di sollevare un inutile polverone per coprire le malefatte che la sinistra ha compiuto in cinque anni di governo scellerato della Regione Lazio e i lasciti indesiderati di un bilancio che lui stesso ha promosso e fatto approvare sei mesi fa e che costituisce l'ultimo saccheggio della Giunta Marrazzo-Montino». Insomma si prepara un autunno caldo, meno male che ci sono i cornetti della buvette.