Ore d'ansia per Cossiga

Il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, da ieri pomeriggio è ricoverato al reparto Rianimazione del Policlinico Gemelli, a Roma. Le sue condizioni sono gravi tanto che gli sarebbe stato somministrato il sacramento dell'unzione degli infermi. Per ora, comunque, rimane sedato. Probabilmente, fanno sapere dall'ospedale, lo sarà almeno per le prossime 24 ore. Cossiga, 82 anni lo scorso 26 luglio, è arrivato al Gemelli in mattinata, poco dopo le dieci. Un controllo di routine. Esami e accertamenti che il senatore a vita effettua ormai da qualche mese, da quando le sue condizioni di salute sono peggiorate visibilmente. Ma è poco prima dell'ora di pranzo, le 13 circa, che viene portato al pronto soccorso. Ha un problema respiratorio. La situazione, secondo i medici, non desta preoccupazione. Per precauzione, spiegano, dovrà comunque rinunciare a tornare subito a casa, in Prati: deve passare la notte al Gemelli. Le cure proseguono durante tutto il pomeriggio. Il personale del Gemelli vigila sulla salute di Cossiga secondo dopo secondo. Lui sembra migliorare. È verso le 18 però che le condizioni di salute si aggravano. L'ex presidente è ora nel reparto Rianimazione e Terapia Intensiva. La preoccupazione sale. I medici sospendono qualsiasi tipo di comunicazione con l'esterno. E intanto arrivano i familiari. I figli, prima di tutti. Anna Maria. Poi Giuseppe, sottosegretario di Stato alla Difesa. Entrano ed escono dalla sala di Rianimazione. Passeggiano di fronte il pronto soccorso. Pochi minuti al telefono. Poi di nuovo in sala. Tra i corridoi del reparto regna il silenzio. I dottori passano veloci. Le barelle con i malati anche. Nessun estraneo allo staff medico, tranne poche eccezioni, può passare. La scorta di Cossiga tiene lontani i curiosi. Anche i giornalisti, che accorrono al Policlino, restano fuori in attesa di qualche notizia. Ma il bollettino medico non arriva. Giuseppe e Anna Maria non parlano. Preferiscono attendere aggiornamenti certi. E l'attesa, il viavai dei camici bianchi e il telefono che squilla sempre più di frequente, diventa snervante. Arrivano invece i messaggi di conforto e vicinanza. Per conoscere le condizioni di salute di Francesco Cossiga telefona il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Poi il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e quello del Senato, Renato Schifani. Si susseguono durante tutto il tardo pomeriggio e la nottata le chiamate di personalità istituzionali. Che si alternano a quelle di parenti lontani, ora in vacanza, o di gente comune, cittadini «normali», che chiamano direttamente il centralino del Policlico per sapere «come sta il Presidente?», «se è possibile andarlo a trovare», «possiamo mandare dei fiori? Sa dirmi il numero di stanza?». Ci sono poi gli auguri di pronta guarigione da parte del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni: «Un caro saluto all'amico presidente emerito Francesco Cossiga con l'augurio che tutto si risolva». Parla pubblicamente anche Enzo Carra (Udc): «Il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, è ricoverato da questa mattina al Policlinico Gemelli di Roma. Cossiga è reduce da un periodo difficile, ma può farcela. Deve farcela. Riprenda in mano il piccone e vada avanti. Gli siamo, gli saremo vicini. Auguri di cuore Francesco!». Intanto, fuori il pronto soccorso, rispuntano Anna Maria e Giuseppe. Escono, per l'ennesima volta, dal reparto, dopo aver chiesto chiarimenti ai medici e aver visto il padre al di là del vetro. Nessuna nuova notizia. E così sarà per tutta la notte. Solo in tarda serata Giuseppe spiegherà che «papà sta reagendo abbastanza bene. È una persona anziana, ha sofferto molto il caldo e si è sentito male. Io e mia sorella aspettiamo di sapere cosa succederà, ma sono abbastanza sereno». Mentre l'Italia spera possa uscire al più presto dai cancelli del Gemelli, salutando le telecamere, con quel suo sorriso sornione che sembra celare ogni segreto.