Elezioni e terzo polo: gli incubi estivi del centrosinistra
Ilparadosso è evidente: dopo lo «scisma» Berlusconi Fini dovrebbe essere la maggioranza ad essere in crisi, e invece a soffrire è l'opposizione. Se, infatti, il Cavaliere è un formidabile «animale da campagna elettorale», per il Pd andare al voto sarebbe un vero e proprio incubo. Le paure, si sa, vanno ben argomentate. «Credo che invocare le elezioni anticipate sia una situazione di irresponsabilità», dice Emma Bonino. La radicale eletta nelle liste del Pd non ha dubbi: «Dovere della maggioranza è governare, obbligo dell'opposizione è preparare l'alternativa. Tutto il resto, dall'ipotesi di accordi di salute pubblica al doverno dei tecnici, dal governo dei pochi a quello dei molti, mi pare solo fuffa». Detto questo, se il Pd apre a primarie di coalizione, la Bonino avverte: «Dovranno essere primarie senza preclusioni». Il problema della leadership rimane. Vasco Errani, però, lo ritiene «prematuro» e puntualizza che «il Pd non ha paura delle elezioni» ma deve lavorare per «costruire le condizioni perché i cittadini scelgano i parlamentari e si torni a una dialettica democratica sana». Anche per Francesco Boccia (Pd) la soluzione migliore in questo momento di crisi politica è «un governo di transizione che abbia al primo posto in agenda la riforma della legge elettorale». Ad ogno modo, in caso di elezioni - assicura - il Pd sarebbe pronto. Pronto anche a guardare lontano: «Sicuramente - afferma - il centrosinistra deve avere una proposta comune in grado di rivolgersi anche quelle forze di opposizione, compresi naturalmente Fini e Casini, che credono sia ora di aprire una nuova fase per la storia democratica del Paese». Ovviamente, non sono tutti d'accordo: da Area democratica, Gero Grassi giudica un errore puntare tanto sul terzo polo: «Udc e Futuro e Libertà difficilmente potranno lavorare fianco a fianco per dar vita ad un progetto politico solido e duraturo. Ci auguriamo che qualcuno abbia l'intelligenza di capire che non è disperdendo le forze che si combatte l'attuale governo di centrodestra», precisa. La battaglia, chiunque siano gli alleati, si giocherà sul territorio. Pier Luigi Bersani lo sa e cerca di recuperare il tempo perduto. In una lettera di ringraziamento inviata al segretario regionale dell'Emilia Romagna e ai dirigenti locali del partito che sono scesi in spiaggia con centinaia di volontari, contro la manovra finanziaria, il segretario ha scritto: «È questo il Pd che vogliamo: un partito popolare che va, senza snobismi, dove c'è la gente. Buon lavoro, continuate così - conclude il segretario - perché è questa la via giusta per costruire giorni migliori per l'Italia». Sarà. Non ha la stessa idea sul futuro del Pd Roberto Calderoli, convinto che se si votasse adesso il partito democratico andrebbe verso la dissoluzione: «Vendola potrebbe andare per conto suo e anche se il Pd dovesse sostenerlo ad andarsene saranno i Dc di sinistra, con Casini. Che a sua volta potrebbe allearsi con Fini e Rutelli. Avremmo tre o quattro opposizioni che sono per l'ideale per la legge elettorale scritta da me».