Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Dimissioni e accuse Pdl e Fli ai ferri corti

Gianfranco Fini e la compagna Elisabetta Tulliani

  • a
  • a
  • a

Il day after è un confronto senza esclusione di colpi. Dopo la nota del presidente della Camera Gianfranco Fini sulla casa a Montecarlo il Pdl alza la voce e diversi esponenti ne chiedono le dimissioni. Mentre i finiani fanno quadrato e rimandano le critiche al mittente. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ritiene positivo il chiarimento di Fini ma continua a «non capire» perché «nessuno» lo avvisò della vendita della casa di Montecarlo. Allora La Russa era «reggente di An» ma ribadisce di non aver saputo «assolutamente nulla» di una vicenda che segue «con tristezza. Quell'operazione immobiliare - chiarisce - mi fu completamente taciuta. E non è che vendessimo immobili tutti i giorni». Peraltro nei bilanci, sottolinea, «non ci sono i dettagli delle compravendite». Netto anche il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli: «Scoprire oggi che una proprietà del partito è stata sfilata a quel modo non è accettabile. È oggettivamente imbarazzante». Ragiona il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «L'andamento della vicenda riguardante il presidente Fini dimostra che il giustizialismo è proprio un cattivo consigliere». Il segretario de La Destra, Francesco Storace, ci mette il carico da undici e chiede a Fini di dimettersi da presidente della Camera, «lasciare la "cadrega" e sparire per un bel po'. Tanto, il rifugio ce l'ha. A Montecarlo». Stessa conclusione del portavoce del Pdl, Daniele Capezzone: «Se Gianfranco Fini vuole compiere un atto di dignità e non di viltà politica, deve rassegnare le dimissioni da presidente della Camera, inevitabili per due ragioni. Primo: è ormai un caso pubblico, per milioni di cittadini, la scarsa trasparenza della situazione relativa alla casa monegasca, e quelle fornite ieri da Fini sono delle "non spiegazioni". Secondo: Fini non è più super partes, e da tempo, nella sua funzione di terza carica dello Stato». I finiani difendono il loro leader. «I chiarimenti forniti dal presidente della Camera Gianfranco Fini sull'appartamento di Montecarlo, di proprietà privata (e non un bene pubblico o un appalto miliardario della pubblica amministrazione), sono destinati a respingere con vigore e in modo definitivo gli attacchi a mezzo stampa che fino ad oggi gli sono stati rivolti ma tali chiarimenti risultano poi di assoluto e inoppugnabile valore politico per quanto riguarda la conferma della cultura della legalità e della trasparenza» spiega la senatrice di Futuro e Libertà Maria Ida Germontani. Stessa posizione del deputato Carmelo Briguglio che però sul sito di Generazione Italia si chiede: «Si sono mossi "pezzi di Servizi deviati" sulla vicenda della casa di Montecarlo sulla quale Gianfranco Fini ha fornito risposte dettagliate e fin troppo sincere?». L'esponente di Futuro e libertà chiede anche al presidente del Consiglio di smentire la richiesta di dimissioni di Fini avanzata dal portavoce del Pdl Capezzone. Enzo Raisi (Fli) replica a La Russa e Matteoli: «È proprio vero che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire». E aggiunge: «La vendita della casa a Montecarlo è stata posta a bilancio del partito nel 2008 e l'assemblea nazionale che l'ha votata è stata convocata dal ministro La Russa che insieme ad altri, compreso lo stesso Matteoli, governavano il partito in quel momento. Lo stesso ministro La Russa conferma che l'appartamento è stato offerto ad un suo stretto collaboratore, il senatore Caruso, che ha ritenuto troppo alta l'offerta che in quel momento era stata fatta. Dire perciò che la vendita a Montecarlo sia stata appresa dai giornali mi sembra quantomeno inopportuno visto che delle due l'una: o non lo sapevano veramente e ciò è grave perché vuol dire che non leggevano neanche i bilanci del partito, oppure lo sapevano e non hanno chiesto i dovuti chiarimenti probabilmente perché avranno avuto i loro buoni motivi». Le dimissioni? Nemmeno a parlane. Sono «irricevibili», dice il capogruppo di Fli Italo Bocchino, che ironizza: «Sarebbe come chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi per come ha comprato per quattro soldi villa Macherio dalla Casati Stampa di cui Cesare Previti era il tutore». «Dopo la nota di Fini che ha chiarito tutto - sottolinea il vicecapogruppo, Benedetto Della Vedova - non c'è nessuna ragione per chiederne le dimissioni». Scherza il deputato del Pdl Giancarlo Lehner: «Meglio frocio che fascista. Visti gli stupori, gli imbarazzi e i guai scaturitigli da entrambe le mogli, Gianfranco Fini potrebbe farla finita con la coppia tradizionale, dimettendosi almeno da etero, per fare futuro nella "diversità"».

Dai blog