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I finiani si spaccano alla prima discussione

Fabio Granata e Italo Bocchino

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È guerra su tutti i fronti per i finiani che, mentre il presidente della Camera tenta di trovare una soluzione per non rimanere invischiato nella faccenda legata alla casa di Montecarlo, sembrano tentare tutte le strade pur di tenere alto lo scontro all'interno della maggioranza. Una strategia che però, oltre a rendere sempre più complicato il rapporto con il Pdl, inizia a evidenziare alcune insofferenze anche all'interno del gruppo di Futuro e libertà. E così sono bastate poche battute rilasciate dal finiano Fabio Granata, intervistato da La Stampa, per mettere in fibrillazione i fedelissimi di Fini. «Se la situazione dovesse precipitare per un conflitto interno al centrodestra - ipotizza Granata - ciò aprirebbe le porte ad alleanze inedite e a far nascere qualcosa di nuovo». In altre parole: «Se salta il bipolarismo (...) non potremmo allearci con chi ci ha cacciato». Non lo avesse mai detto. I colleghi di partito non hanno aspettato tanto a dargli contro. Il primo a tuonare è il vicecapogruppo Fli Giorgio Conte: «Sono dichiarazioni a titolo personale. Futuro e libertà non la pensa così. È come una di quelle schegge impazzite che deve sempre dire qualcosa che spacca».  Il timore infatti è che, nel momento in cui si sta cercando di calmare le acque, frasi come quelle di Granata mandino all'aria tutto. Ed è sulla base di questa considerazione che il portavoce del partito, Silvano Moffa, si dimostra ancora più severo: «Quelle di Granata sono fantasticherie prive di sostanza politica. Ora non è tempo di fughe in avanti né di ipotesi politologiche. Bisogna stare ai fatti e i fatti dicono che Fli è forza di maggioranza e come tale impegnata a onorare senza equivoci il mandato ricevuto dagli elettori». E così dopo appena una settimana dalla nascita ufficiale del gruppo alla Camera i malumori crescono tanto che Moffa, interrogato sull'ipotesi di un allontanamento da Fli di Granata, lapidario risponde: «È prematuro». Ma a complicare la situazione ieri ci si è messo anche il capogruppo a Montecitorio Italo Bocchino che, con la sua «stoccata» lanciata dal sito di Generazione Italia valutava l'ipotesi di un restyling all'interno del Pdl chiedendo a Berlusconi di sostituire gli attuali coordinatori con «tre colombe come Alfano, Gelmini e Meloni». Una provocazione che, oltre ad irritare molti esponenti del Pdl, ha lasciato perplesso anche il collega Moffa: «La situazione del Paese è talmente delicata che bisognerebbe preoccuparsi soprattutto di come riposizionare l'Italia fuori dalla crisi lasciando che i problemi di assetto del Pdl li gestisca esclusivamente Berlusconi». E pensare che proprio venerdì Fini aveva detto a tutti di tenere le bocche cucite.

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