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Finiani al capolinea

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I finiani Fabio Granata, Italo Bocchino e Giorgio Conte

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«Io sono fedele, ma non voglio essere schiacciata. Ci sono troppe esagerazioni dentro al gruppo e anche un po' di maleducazione». Souad Sbai non usa mezzi termini: «Quando mi hanno chiesto di entrare nel gruppo di Futuro e Libertà l'ho fatto per Fini ma ora vedo cose che non mi piacciono: Granata che propone di andare a braccetto con la sinistra, Della Vedova che vuole proporre una legge sui matrimoni gay e sul biotestamento. Ma dove stiamo andando? Ora o il presidente inizia a smentire tutte queste dichiarazioni oppure mi domando cosa sto a farci in questo gruppo». La deputata marocchina che tra gli ultimi ha accettato di entrare a far parte del gruppo dei finiani non se la sente di pronunciare la parola «addio» ma, dallo sfogo, si percepisce tutto il suo malessere: «Spero di svegliarmi presto da questo incubo». Il capolinea per Futuro e libertà ancora non si vede anche se le diversità di vedute tra i 44 parlamentari fedelissimi del presidente della Camera, rischiano di avvicinarlo sempre più. E così, se sull'elezione del capogruppo alla Camera avvenuta mercoledì scorso alla fine un accordo si era trovato (non tutti avrebbero visto di buon occhio la nomina di Italo Bocchino al vertice del gruppo a Montecitorio, preferendogli il deputato Silvano Moffa, ndr), ora la storia sembra cambiata. Le fughe in avanti del vicepresidente della commisisione bicamerale Antimafia Fabio Granata o quelle del vicecapogruppo Benedetto Della Vedova hanno ormai rovinato l'armonia all'interno del gruppo tanto che è proprio la deputata Catia Polidori a chiedere a Fini di prendere in mano la situazione: «Venga a mettere ordine dentro al partito. Avevamo stabilito che solo il portavoce Silvano Moffa potesse parlare e rilasciare dichiarazioni, ora faccia in modo che si mantenga l'impegno. E a questo siamo arrivati per colpa di persone irresponsabili e vogliose di visibilità personale che stanno tradendo la nostra storia». Persone a cui anche il finiano Giuseppe Consolo ha voluto mandare un suggerimento: «A volte il silenzio è d'oro. Sarebbe ora che alcuni miei colleghi lo capiscano». Appena nati, quindi, e già a rischio di separarsi. Ipotesi evitabile per il vicecapogruppo Fli, Giorgio Conte, che, fiducioso, commenta: «Se sapessi che Fini non intendesse intervenire, allora ci sarebbe certamente il reale rischio di ulteriori dichiarazioni non concordate con il conseguente abbandono del gruppo di alcuni deputati. Ma così non sarà. Fini metterà ordine». Chi invece per il secondo giorno consecutivo è costretto a fare da mediatore è il portavoce di Fli Silvano Moffa: «Mi appello a tutti perché si recuperi una sorta di galateo istituzionale perché usare le buone maniere non significa essere arrendevoli o accondiscendenti, anzi, è il veicolo per concentrarci su quelle battaglie che permetteranno al nostro Paese di uscire dalla crisi economica».

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