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"Caro Stato, non ci meriti"

Il presidente del circolo Canottieri Aniene, Malagò

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«Non farò mai più nulla di pubblico per questo Paese finché non verrà chiarita questa vicenda» e «non voglio avere nulla a che fare con le amministrazioni pubbliche». Il presidente del circolo canottieri Aniene, Giovanni Malagò, si è sfogato così pochi giorni fa, dopo la citazione a giudizio emessa a suo carico dal gip del tribunale di Roma per presunti abusi edilizi nell'impianto Aquaniene. Un'amarezza palpabile: «Non mi fido più di nessuno, perché non abbiamo fatto nulla che non ci sia stato chiesto dalle istituzioni competenti». Per questo Malagò si è dimesso dai tre incarici (non retribuiti) che ricopriva. La storia è sempre la stessa. Gli imprenditori che decidono di avere incarichi pubblici, magari per «sdebitarsi» con la propria città o il proprio Paese, si accollano rischi che non avrebbero mai immaginato di correre. E spesso, come nel caso di Malagò, finiscono in inchieste da imputati. «Da noi ci sono troppe norme, ci si trova nei guai in un momento - spiega Eugenio Batelli, costruttore e presidente dell'Acer romana - Peraltro il mio è un mestiere che appena commetti un errore sei passabile penalmente». «Questo è un Paese che complica il lavoro degli imprenditori - spiega Massimo Tabacchiera, presidente dell'Agenzia della Mobilità di Roma e industriale - Ho guidato l'Ama e l'Atac: è difficile, hai mille occhi addosso. Poi c'è la politica che chiede. Anche se alla fine vince l'orgoglio di fare cose positive per la città». Se la prende con l'eccessiva burocrazia, spesso contraddittoria, Walter Giammaria, imprenditore del commercio e presidente del Mercato dei fiori di Roma: «Tante aziende non partecipano ai bandi pubblici per le difficoltà che s'incontrano. Certo ognuno di noi vorrebbe contribuire alla crescita della propria città ma si rischia di finire nei guai». «Andate a vedere le imprese private che operano nello smaltimento dei rifiuti, tantissime hanno denunce - conclude Lorenzo Tagliavanti, direttore della Cna e vicepresidente della Camera di Commercio - Da noi è un rischio anche usare i fondi europei, molti imprenditori, infatti, hanno smesso di farlo. C'è un eccesso di normative: le aziende preferiscono non lavorare più col pubblico».

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