Pontone parlerà ma solo ai pm
Chi ha venduto la casa di Montecarlo? Ora che si è aperta un'inchiesta della magistratura con il reato ipotizzato di truffa aggravata la risposta non è diventata secondaria. Non è più solo una questione politica ma anche penale. L'atto di vendita dell'appartamento porta la firma di Franco Pontone, tesoriere di An. Egli agisce, è scritto nel testo, in virtù di una procura avuta da Fini. Si legge: «Il senatore Pontone agisce in nome e per conto di An, in virtù dei poteri generali che gli sono stati conferiti per disporre dei beni sociali dal signor Gianfranco Fini nella sua qualità di presidente della summenzionata associazione a termine attraverso la procura generale ricevuta dal notaio Enzo Romano, il primo dicembre 2004, una copia della quale è stata allegata a questo atto». La data dell'atto è l'11 luglio 2008. Quel giorno, però, Fini è già presidente della Camera. An è retta da un coordinatore, Ignazio La Russa. Enzo Raisi, finiano e componente del comitato dei garanti di An, già l'altro giorno a Il Tempo aveva raccontato che l'appartamento di Montecarlo era stato visionato da altri big di An, senza fare nomi. Ora passa all'attacco sul Secolo: «La data - sottolinea - è molto importante. Forse non utti ricordano che Gianfranco Fini all'epoca non era più il presidente di Alleanza Nazionale. Il partito era infatti gestito da una reggenza di tutti i cosiddetti colonnelli con Ignazio La Russa nel ruolo di primus inter pares. È incredibile che qualcuno possa dire "non sapevo, non so nulla"...». Gli replica Antonino Caruso, come lui componete del comitato di An in quota La Russa: «Raisi farebbe bene a leggere l'atto di vendita della casa di Montecarlo perché né La Russa né quelli che definisce i "colonnelli" hanno partecipato alla cessione dell'appartamento». E l'atto, come riferito, porta solo la firma di Pontone. Altero Matteoli, che fu capocorrente di Raisi, avverte sibillino: «La vicenda della casa di Montecarlo presenta già di per sè aspetti cialtroneschi - sbotta -. Raisi farebbe meglio a non aggiungere altre bugie. Io non ho parenti che abitano a Montecarlo...». Ora si apre una seconda questione. Pontone agì da solo? Di sua iniziativa? Aveva una procura generale conferitagli direttamente da Fini dalla fine del 2004. Ha fatto per conto suo? Il senatore è irreperibile. E comunque non vuole più parlare con nessuno e anche ai giornalisti con cui ha contatti fornisce versioni di comodo. Probabilmente, essendo un avvocato, un gentlmen partenopeo, è facile immaginare che parlerà davanti a un magistrato spiegando l'esatta storia. Nel partito si è sempre detto che lui agisce in nome e per conto di Fini, il suo rapporto è fiduciario e diretto. Pertanto è difficile immaginare che abbia potuto agire, nell'alienazione di un bene come quello di Montecarlo, senza avvisare Fini. A maggior ragione se glielo avesse detto o ordinato l'esecutivo, retto da La Russa. Avvisare è un conto, prevede lo scambio di un'informazione, altra cosa è ordinare, chiedere, imporre. Glielo ha ordinato Fini in persona? Il giallo è solo alla prima parte. Se ne preparano altre: i conti del Secolo, le spese di via della Scrofa, i costi per i lavori di ristrutturazione della sede.