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Cercasi una via d'uscita

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Gianfranco Fini

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Bocche cucite. Gianfranco Fini questa volta mette il bavaglio ai suoi 44 fedelissimi e sul «caso Montecarlo» ordina a tutti di starsene zitti. Parlerà lui quando lo riterrà più opportuno. Qualcuno, prima ancora che il presidente della Camera comunicasse ai suoi il nuovo ordine di scuderia, qualche battuta se le era lasciata sfuggire («Aspettiamo che ci sia maggiore chiarezza sul caso della villa per evitare che aumentino le speculazioni»), ma per Fini anche questo era troppo costringendo l'ardito seguace del presidente a fare retromarcia. Questa è l'aria che tira all'interno di Futuro e Libertà. Tutti in silenzio ad aspettare un segnale del Capo. E così si è conclusa una giornata difficile per il numero uno di Montecitorio. Una giornata iniziata con un appuntamento che la dice lunga sul reale stato d'animo del presidente. Erano circa le dieci, infatti, quando, attraversando a piedi la piazza di San Lorenzo in Lucina, ha raggiunto lo studio del suo avvocato, la deputata Giulia Bongiorno. Nessuno ha fatto trapelare che cosa si siano detti in quell'ora e mezza di colloquio, certo è che quando Fini è uscito da quello studio che un tempo era di Giulio Andreotti, è immediatamente salito sull'auto che nel frattempo era arrivata e se ne è andato. Non una parola. Impassibile anche di fronte alle provocazioni di qualche passante che, appena vista la presenza del presidente, non ha lesinato invettive: «Sei un traditore», ha gridato un signore che, fatalità, indossava una camicia nera. «Quante volte ho dato il mio voto a quel signore - ha continuato imperterrito anche dopo che Fini se ne era andato - e oggi me ne vergogno. È diventato il leader della sinistra». E un altro: «Ma in quello stesso palazzo non c'è anche l'ufficio amministrativo della Sisal? Che sia andato anche lui a fare una scommessa, magari ha la stessa fortuna della sua compagna!». Ma a Fini non interessa. Ha altri pensieri. Deve dimostrare la sua estraneità ai fatti sull'eredità di Montecarlo e deve farlo tutelandosi, chiamando in causa il suo avvocato. Così trascorre la prima giornata di ferie del presidente, un lungo periodo che durerà fino all'otto settembre quando alle ore 17 dovrà presentarsi in Aula per riaprire i lavori della Camera. Per ora quindi è solo «no comment» anche se indiscrezioni lasciano trapelare che Fini stia già pensando a una strategia per uscire dall'intricata vicenda. La speranza rimane comunque che, passato il mese d'agosto tutto il caso si sgonfi, ma, nel contempo, il presidente della Camera sembrerebbe intenzionato a chiedere al fratello della compagna, Giancarlo Tulliani, di lasciare l'appartamento di Montecarlo.

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