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Sul federalismo Bossi va all'incasso

Umberto Bossi

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L'ordine di scuderia è perentorio: passare all'incasso prima che le beghe all'interno della maggioranza rischino di far saltare tutto. Il Carroccio non ha più tempo da perdere e non può assolutamente permettersi, in caso di nuove elezioni, di presentarsi ai suoi elettori senza aver varato il federalismo. E così ecco che il partito dell'Umberto è pronto a presentare in Consiglio dei ministri il quarto decreto attuativo del federalismo fiscale, quello sulle imposte dei Comuni. Un decreto legislativo che, se questa mattina l'esecutivo dovesse varare, concluderebbe la prima tornata del processo attuativo del federalismo prima della pausa estiva. Il tempo per rimandare ormai è finito. Bossi non vuole rischiare ulteriormente soprattutto sapendo che l'antipatia di quelli di Futuro e libertà (i parlamentari fedelissimi di Fini) nei confronti del federalismo può ora avere libero sfogo. Eccolo allora mettere le mani avanti e lottare per portare a casa quello che è scritto nero su bianco sul programma. Quello stesso programma al quale i finiani dicono di essere fedeli ma che sul capitolo federalismo dimostrano non poche reticenze. E così, mentre il Carroccio spinge affinché già dal prossimo anno ai Municipi vadano gli incassi delle imposte sugli immobili e soprattutto il gettito della cedolare secca sugli affitti, i finiani iniziano a tuonare. Tra i primi il deputato Luca Barbareschi: «Personalmente credo che il federalismo fiscale non si farà mai, e penso che lo sappia benissimo anche Bossi. Il centralismo ha comportato molti problemi, ma ha anche evitato che si vendesse il Paese a pezzi».   Dichiarazione che non ha evitato di suscitare le dure reazioni dei leghisti e soprattutto del viceministro Roberto Castelli: «Ringrazio Barbareschi per la sua sincerità. Finalmente viene fuori la verità che evocavamo da tempo. Uno dei motivi fondamentali, se non il primo, per cui si è costituito il gruppo dei finiani è far fallire il federalismo. L'avevamo dichiarato più volte, oggi ne abbiamo la conferma». Chi invece sembra voler strizzare l'occhio alla Lega è la sinistra. Prima con il segretario Pd Pier Luigi Bersani («sul federalismo abbiamo le nostre idee, siamo pronti a discutere con la Lega». Poi con la capogruppo democratica al Senato Anna Finocchiaro che coglie l'occasione per parlare di legge elettorale: «Con la Lega non propongo una santa alleanza. Invito però il Carroccio a riflettere su un punto: il federalismo serve ad avvicinare i cittadini contribuenti alla classe dirigente, che a livello locale può essere più prossima. Questa prossimità non c'è con l'attuale legge elettorale: i candidati vengono decisi dalle segreterie dei partiti. Il rapporto fra elettori ed eletti è rotto». Il duro botta e risposta tra finiani e leghisti non ha evitato però che il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto, dopo aver constatato che la riunione di oggi del Cdm non riserverà sorprese, avverte: «Non si può rinviare di chiarire una situazione: si sta o non si sta nella maggioranza».

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