Il presidente a cena con i fedelissimi: no al terzo polo, non siamo traditori Prime nomine: Bocchino guiderà il gruppo alla Camera, Viespoli al Senato

Chetante volte ha detto ai suoi amici di considerare proprio l'età un'arma invincibile nei rapporti con l'alleato ed ormai ex co-fondatore del Pdl, dopo che i loro destini si sono separati a livello di partito. Dal quale il leader della disciolta Alleanza Nazionale è stato o si è sentito espulso con quella denuncia d'incompatibilità letta in prima persona ai giornalisti da Berlusconi. Fini, poveretto, ha voluto intrattenere ieri sera a cena gli aderenti ai suoi nuovi gruppi parlamentari, ma curiosamente ancora iscritti al Pdl, in attesa di espulsione anche loro, improvvisando un ristorante nei locali di quella che è stata per un po' la sua quasi corrente. E che ora è il suo quasi partito: la Fondazione Farefuturo, che non ho mai capito bene neppure se si debba scrivere tutto attaccato o separato. Di sicuro essa non è collocata in una strada dal nome allegro, per quanto comodamente a metà percorso fra il Senato e la Camera: via del Seminario. Dove uno pensa più a sentir Messa che a fare bisboccia. Il Cavaliere ha invece convocato allegramente, cioè a modo suo, nel Castello di Tor Crescenza alle porte di Roma, con tanto di pianista e repertorio di musiche e canzoni, un gruppo, fra l'altro, di parlamentari donne, anzi femmine, tutte doverosamente avvenenti, con le quali si sentiva in debito perché escluse da un precedente incontro conviviale. Diavolo di un uomo, con tutti i pensieri che ha, con tutti i problemi che gli procura ogni giorno quella sua nuova passionaccia che dal 1994 è diventata la politica, non riesce a perdere né il ritmo né l'allegria richiesti in queste occasioni. Potrei anche fare l'elenco dei suoi invitati, amichevolmente mandatomi dal sempre informatissimo e arguto Fabrizio dell'Orefice, ma - se il direttore me lo permette - me ne astengo per uno scrupolo di garantismo. Mi chiederete che c'entri il garantismo con una cena e musica di contorno. C'entra, eccome, credete a me, in questo strano e povero paese. Dove una cena, per quanto affollata e festosa, potrebbe bastare e avanzare in qualche Procura, specie se c'è di mezzo il Cavaliere, per far pensare ad una segreta consorteria di pressione, una specie - che so? - di P4, visto che la P2 ha fatto il suo tempo e la P3 è già oggetto di una voluminosa inchiesta giudiziaria. Dio non voglia, per esempio, che a qualcuno sia venuto in testa dalle parti di Tor Crescenza di parlare degli argomenti con i quali, in caso di crisi di governo, si potrebbe cercare di convincere il forse riluttante presidente della Repubblica a ricorrere per la seconda volta nel suo mandato allo scioglimento anticipato delle Camere. Gli è infatti capitato di farlo già due anni fa, dopo la caduta del fortunatamente ultimo governo di Romano Prodi. Anche per questo, consiglio amichevolmente a tutti, ma proprio a tutti, di separare la politica dalla tavola, non importa se bandita nella triste via del Seminario, o in un castello, o in qualche terrazza con vista mozzafiato sul Foro Romano o su Trinità dei Monti. Restituite cene e simili alla storia delle correnti e dei partiti della Prima Repubblica. Risparmierete soldi e grane.