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Silvio corre sulla Fiat 500

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Silvio Berlusconi e Sergio Marchionne

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Mentre tra Berlusconi e Fini si consumava il divorzio e governo e maggioranza erano impegnati a fare i conti dei nuovi equilibri in Parlamento e mentre in Transatlantico i deputati erano impegnati nell'appassionante gioco «crisi sì o crisi no, elezioni sì o no», i quotidiani americani dedicavano ampie pagine all'abbraccio tra il presidente Obama e l'ad della Fiat Sergio Marchionne. Quando Berlusconi ha visto quei titoli con «Grazie Sergio per il gran lavoro che stai facendo» deve essere saltato sulla sedia. Dopo aver dedicato tanto tempo ed energie per accreditare l'immagine del sistema Italia all'estero ecco che il presidente americano «mette il cappello» su quella che è un'operazione destinata a entrare nella storia dell'auto. E se Washington ha capito l'importanza della strategia di Marchionne e i risultati che sta ottenendo per la Chrysler, in Italia il governo sembra quasi averlo ignorato lasciando campo libero alle dichiarazioni di ostilità della Fiom. Se non fosse stato per il colloquio del presidente Elkann con il Capo dello Stato Napolitano e con il ministro dell'Economia Tremonti, si direbbe che la Fiat sia stata lasciata da sola. C'è chi avrebbe fatto notare a Berlusconi il riconoscimento che Marchionne ha dato alla presidenza americana per aver creduto nel progetto Fiat e il differente atteggiamento invece del governo italiano. Per non parlare poi dei sindacati: quelli americani che parlano dell'ad come di un salvatore e quelli italiani che hanno minacciato battaglia. Insomma una distrazione ingiustificabile anche a fronte dei problemi all'interno della maggioranza. E Berlusconi, messo in allerta da un suo consigliere, avrebbe intenzione di correre ai ripari. Ci sarebbe stata una telefonata con i ministri del Welfare Maurizio Sacconi e dell'Economia Giulio Tremonti per fare un giro d'orizzonte sulla strategia della Fiat non circoscritta al caso Pomigliano. La partita è infatti più ampia. In ballo c'è la ridefinizione di alcune norme del contratto nazionale dei metalmeccanici. Ed è a questo che dovranno lavorare Confindustria e sindacati di qui a due mesi. È molto probabile che cambiato il contratto si abbia un effetto domino su altre aziende del settore metalmeccanico. Berlusconi che, come ha già detto, non intende andare a elezioni anticipate ma continuare con la barra dritta affrontando le riforme, sa che quello con la Fiat non può essere un appuntamento mancato. E soprattutto, è questa l'intenzione del premier, occorre colmare quel gap di attenzione verso la Fiat e in generale verso la politica industriale che lo scontro con Fini ha creato in queste ultime settimane. L'attenzione alle imprese insieme a quella alle famiglie, rientrerà tra le misure che a breve il premier intende mettere in campo. Poi ha intenzione di seguire da vicino la trattativa tra la Confindustria e i sindacati sulle nuove regole del contratto dei matalmeccanici. Ma soprattutto vuole riprendersi il primo piano accanto a Marchionne dopo che Obama gli ha rubato la scena. Per un imprenditore prestato alla politica vedersi scippare un campione manageriale da un presdiente straniero è davvero troppo.

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