Anche Napolitano è stufo dei giudici-politici
«Nessuno è più di me consapevole dell'importanza decisiva - per aprire nuove prospettive al sistema giustizia e alla magistratura, tali da riguadagnare prestigio e consenso tra i cittadini - dell'affermazione e del consolidamento di rigorose regole deontologiche per i magistrati e per gli stessi componenti del Consiglio». Giorgio Napolitano, durante la cerimonia di saluto del nuovo Csm, affida ai componenti appena eletti, la tutela di un «bene prezioso, costituito dalla credibilità morale e dalla imparzialità e terzietà del magistrato». Importante, in quest'ottica, «regolare in modo nuovo e per certi versi più restrittivo l'impiego del magistrato in funzioni diverse da quelle proprie e il suo transitare all'attività politica, così come il rientrare nella carriera giudiziaria», spiega. Il presidente della Repubblica invita le toghe ad «alzare la guardia» e torna a puntare il dito sul caso P3. «Contrastare decisamente oscure collusioni di potere», questo l'obiettivo. A regole rigorose «si potrà dedicare il nuovo Csm anche alla luce di vicende recenti, di ampia risonanza nell'opinione pubblica, e di indagini giudiziarie in corso», continua il capo dello Stato e fa nuovamente riferimento a «trame inquinanti» e «squallide consorterie». Poi, salutando i membri uscenti del Consiglio, Napolitano fa un vero e proprio bilancio del lavoro svolto negli ultimi quattro anni da Palazzo dei Marescialli. Si tratta di un bilancio positivo, il Csm ha «dato prova di sensibilità e prodotto novità che è giusto valorizzare di più», spiega. Certo c'è ancora molto lavoro da fare: i nuovi rappresentanti avranno ancora annosi problemi da affrontare, come il «funzionamento gravemente insoddisfacente dell'amministrazione della giustizia». La durata dei processi è «abnorme», nelle parole del capo dello Stato. Sulla possibilità da parte del Csm di esprimere pareri sulle leggi in discussione in Parlamento, Napolitano raccomanda: «Non possono sfociare in un improprio vaglio di costituzionalità». Poi un appello ai membri non togati: il plenum è unitario, e i laici non possono essere considerati un «corpo estraneo» né «rappresentanti si singoli gruppi politici».