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Un Patriarca scambiato per la Cei

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Apoche ore dal divorzio tra Berlusconi e Fini, Edoardo Patriarca, segretario del Comitato organizzatore delle Settimane sociali, dai microfoni di Radio Vaticana, commenta un documento preparatorio della Settimana sociale dei cattolici che si svolgerà dal 14 al 17 ottobre e lancia un duro attacco alla classe politica ma anche a quella imprenditoriale, che non riescono ad essere all'altezza delle esigenze e richieste del Paese. Ma dal Vaticano poco dopo è stato precisato che quel documento non è nuovo in quanto era già statopresntato il 10 maggio scorso. «Viviamo un momento difficile, pesante, non vorrei esagerare, drammatico per certi versi – è il testo – La lettura che abbiamo dato preparando le Settimane sociali è che a noi, oggi, l'Italia appare un Paese senza classe dirigente, senza persone che per il ruolo politico, imprenditoriale, di cultura, sappiano offrire alla nazione una visione, degli obiettivi condivisi e condivisibili». In sostanza manca, secondo Patriarca, quel progetto a lungo termine, quella visione politica costruttiva che fa degli esponenti di vari partiti una classe dirigente. «L'analisi che abbiamo fatto, lavorando al documento preparatorio della prossima Settimana sociale - prosegue Patriarca - è proprio della sensazione di un Paese che sta vivendo un passaggio pesante, in cui però la politica non svolge la funzione che le dovrebbe competere, cioè tentare di dare una visione con obiettivi di medio e lungo termine. Ravvisiamo questa grande fatica rispetto ad una realtà che nei territori ha tante persone vive, capaci di tentare impresa, ha tanto buon associazionismo, professionisti». Sul banco degli imputati per Patriarca non ci sono solo i politici. Anche gli imprenditori sarebbero deludenti. «Quando parlo di classe dirigente parlo non solo della politica ma anche di tutti quei soggetti, imprenditori, associazionismo. Mancano cioè soggetti che abbiano la capacità di orientare, che si assumano la responsabilità di costruire percorsi nuovi di speranza». Il cardinale Bagnasco ha parlato spesso di questo bisogno di riprendere a crescere, economicamente ma anche moralmente da un punto di vista educativo», aggiunge. E questo vuoto, secondo Patriarca va colmato. «Questo è il tempo per una chiamata alla responsabilità per il laicato cattolico. Noi crediamo che questa responsabilità ce la dobbiamo assumere, altrimenti rischiamo davvero non tanto di essere irrilevanti ma di compiere un peccato di omissione verso il bene comune»

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