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Serve la cintura di sicurezza

Il premier Silvio Berlusconi

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Continuare l'avventura di governo con questa maggioranza? O allargarla e cercare un nuovo equilibrio in Parlamento? Un governo di transizione? Un esecutivo istituzionale? I lettori si interrogano su quale possa essere il cammino del governo Berlusconi dopo lo strappo nel Pdl. Le soluzioni sono le più varie, ma la posizione del presidente del Consiglio è di proseguire l'esperienza di governo con questa maggioranza. Linea ribadita da Gaetano Quagliariello in questo dibattito con il direttore de Il Tempo, Mario Sechi. Secondo Quagliariello non c'è spazio per un esecutivo di transizione e l'intenzione del premier è quella di andare avanti, ma senza cambiare natura della coalizione. Sechi ribadisce: le elezioni sono l'estrema ratio e in questo momento non una soluzione ma un problema per un Paese che sta uscendo dalla crisi. Debito, aste dei titoli di Stato, ripresa, sono la bussola e chiamano tutti alla responsabilità. E Fini non può pensare di avere mani libere. Caro Quagliariello, con i tempi che corrono, essere d'accordo a metà mi pare già un buon risultato. Condividiamo le premesse politiche che hanno originato l'inevitabile rottura tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini e, francamente, non siamo neppure così distanti nelle conclusioni. Vorrei prima di tutto rassicurarla sulle mie facoltà mentali: sono un ammiratore del movimento futurista, ma il futuro declinato dai finiani non mi interessa.Tra un Boccioni e un Bocchino, per fortuna c'è ancora un bel po' di differenza e alla scapigliatura di un Granata preferisco quella di Arrigo Boito. Messi a posto i fondamentali culturali, veniamo alla politica e al governo. Quello che mi preoccupa in questo momento - e credo di interpretare il sentimento dei miei lettori - è la stabilità dell'esecutivo per il futuro. Quando sento alcuni esponenti del Pdl agitare lo spauracchio delle elezioni non gioisco per niente e mi chiedo perché alla dotazione d'ordinanza dei parlamentari non venga aggiunto il valium. Le elezioni in questo momento sono l'ultima cosa a cui pensare, sono l'estrema ratio, e provo a spiegare perché. Sono certo che quelle elezioni Berlusconi le vincerebbe ancora a mani basse. L'opposizione è in stato confusionale e non costituisce un'alternativa, mentre nel centrodestra il Cavaliere è l'unico elemento che fa da collante tra la Lega e gli altri partiti, il punto di equilibrio e mediazione, insomma quello che può tenere in piedi la baracca Italia ed evitarci un patatrac. Quale? Berlusconi è un uomo concreto e ha ben presente che cosa significherebbe per il Paese un altro turno elettorale in questo momento storico. La competizione sul mercato del debito sovrano è altissima, il nostro debito pubblico è il quarto del mondo, le aste dei titoli di Stato italiani sono appetibili e apprezzate dal mercato, ma basta un sussulto, un'incertezza, un'agenzia di rating che s'imbizzarrisce, un report malizioso per mandare a nozze gli speculatori del debito. L'ho scritto nei giorni scorsi e lo ripeto: nelle istituzioni finanziarie c'è chi gioca a metterci nel "Club Med" e non mi riferisco alle vacanze che ognuno di noi sogna in questo periodo. Il "Club Med" evocato dagli gnomi della finanza è quello dei Paesi del Mediterraneo: Italia, Grecia, Spagna, Portogallo. Nell'immaginario degli speculatori c'è un disegno per cui questo gruppo di Paesi esce dall'euro, mentre la Germania guida un nocciolo duro che si cementa intorno alla moneta unica. Fantafinanza? Può darsi. Ma il solo fatto che autorevoli studiosi e think tank lo ipotizzino, lo mettano nero su bianco e lo facciano circolare ai piani alti, quelli che schiacciano un bottone e muovono miliardi di euro, non mi fa dormire sonni tranquilli. Per questo le elezioni ora non sarebbero la soluzione del problema ma la sua complicazione. E per questo la maggioranza deve escogitare una formula per andare avanti. Se volte correre il gran premio del governo, dovete mettervi la cintura di sicurezza. Non auspico papocchi governativi e comprendo le ragioni politiche di Bossi, ma a questo punto, consumato lo strappo, rotti ei patti e i piatti, arriva il momento in cui ci si confronta. Lo stesso Fini non può far finta di nulla: se si arriva allo sfascio, la responsabilità agli occhi degli elettori di centrodestra sarà soprattutto sua. Voleva uno spazio autonomo, ora lo ha. Voleva un suo giocattolo politico, ora lo ha. Ma avere non significa per forza essere. Soprattutto essere totalmente indipendente dalla realtà del Paese e dal vincolo politico e morale di esser stato eletto - insieme ai parlamentari che oggi gli stanno vicini - con la maggioranza che governa. Un'ultima nota sugli yes men del Pdl. Lei caro Quagliariello, non fa parte di quel club, lo so bene, ma purtroppo esistono e nei giorni scorsi dicevano che i finiani sarebbero stati una decina in tutto. Dicono sempre sì e non sanno neppure contare.

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