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Raisi: «I soldi del Secolo? È tutto in regola»

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Abbiail coraggio di mostrarsi, lo querelo». Enzo Raisi è bolognese, è un tipo pacioso. S'inalbera quando sente (e legge sul Tempo) che c'è chi, come alcuni berlusconiani, mette in dubbio alcune voci del bilancio di An. In particolare i fondi, circa 2.4 milioni, che sono stati girati dall'ex partito al giornale e che sarebbero in parte andati, è questa l'accusa, a Farefuturo. «Una pazzia, uno schifo chi mette in giro queste voci», grida Raisi. Torna calmo e spiega: «Se c'è un bilancio che è stracertificato è quello del Secolo, perché è uno dei giornali che riceve i contributi per l'editoria dallo Stato. Dunque, è tutto chiaro e non c'è un euro fuori posto. Chi lo sostiene sta accusando me di aver commesso un reato e lo denuncio». Spiega il deputato finiano: «Sono stato chiamato a gestire il giornale tre anni fa. Perdeva 2.6 milioni all'anno. La perdita adesso s'è ridotta a 900mila euro e contiamo di ridurla ancora, a 500-700mila, per giunta in un periodo in cui l'editoria è in grande crisi. Per sanare quelle perdite prima venivano chieste delle anticipazioni alla banche ma costavano 50mila euro di interessi. Ora abbiamo chiesto un'anticipazione al partito. È incredibile che un risparmio sia diventato una colpa». Ma se le perdite sono di 900mila euro, perché An ha anticipato 2.4 milioni solo per il 2009? «Perché sono le anticipazioni di due anni, 2008 e 2009, più circa 600mila euro per la profonda ristrutturazione con il prepensionamento di due giornalisti e tre poligrafici, il licenziamento di quattro giornalisti. Per questo abbiamo dovuto pagare tfr e liquidazioni. È il risultato di un duro lavoro per il quale non ho percepito un compenso, mai un benefits e quando sono andato ai pranzi di lavoro ho pagato sempre di tasca mia». Eppure in questi giorni s'è scatenata la polemica sui fondi provenienti da An e i finiani non sembrano aver dato risposte molto chiare. A cominciare dalla casa di Montecarlo venduta sottocosto dove ora vive il fratello della compagna di Fini: «È stata data una risposta chiara: querela per diffamazione. Mi pare che ci sia molto poco da aggiungere». Non si può chiedere a Berlusconi di fare chiarezza e poi non fare chiarezza al proprio interno: «Quello era un appartamento di poco valore in brutte condizioni. Aveva un costo solo per mantenerlo. È stato detto a tutti i big di An se qualcuno voleva rilevarlo. Qualcuno è andato anche a vederlo e poi ha rifiutato perché non conveniente. Dopo è stata venduto a una finanziaria e poi fittata a un soggetto terzo. Fini in questa vicenda non c'entra nulla». Resta però la guerra sul tesoretto che era nella disponibilità di Fini: «Nessun tesoretto, quello è il patrimonio di An, il patrimonio di tutti. E mi farebbe piacere che almeno su quello non facessimo polemiche perché è la storia di tutti noi. Mi pare anche che sul comitato di gestione non ci sia nulla da dire, i costi sono stati drasticamente ridotti. Niente a che vedere con gli arredi della Santanché». Matteoli intanto dice che se i finiani votano contro il governo si va tutti a casa: «Mi farebbe piacere che si applicasse questo principio a tutti. L'ultima volta che il governo è andato sotto è accaduto sulle quote latte, quando la Lega ha votato con l'opposizione». F. d. O.

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