«No ai test staminali sull'uomo»

Unattacco netto. È quello che monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della pontificia Accademia per la Vita, rivolge ai test clinici che vedranno l'utilizzo di cellule staminali derivate da embrioni umani. Test clinici approvati per la prima volta al mondo negli Usa. È una «decisione inaccettabile», commenta duro il prelato, in quanto «l'utilizzazione dell'embrione umano riceve un giudizio completamente negativo non solo della morale cattolica ma di chiunque rispetti l'individuo umano, la persona umana». Sgreccia sottolinea quindi che «in ogni caso, anche qualora per assurdo ci fosse un esito positivo, moralmente rimane delitto». E aggiunge: «Per quanto si siano fatti sforzi per negarlo la scienza rimane ferma nel dire che l'embrione è un essere umano in cammino» e che questi «vengono naturalmente sacrificati per ricavare queste cellule staminali». «Tutto questo - prosegue - dal punto di vista etico, non comporta altro che un giudizio negativo. Dal punto di vista dei risultati da molte parti e da tempo si è rilevato che le sperimentazioni non conseguono i risultati attesi, perché le cellule staminali degli embrioni hanno una totipotenzialità, quindi sono inclinate a riprodurre un soggetto, un individuo, non altre cellule». Sulla stessa lunghezza d'onda il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella: «Oggi anche i più accesi difensori delle staminali embrionali invitano alla cautela. Solo qualche anno fa si parlava delle staminali come frontiera immediata e avanzare dubbi portava a pensare che si stesse impedendo la sopravvivenza dei malati. La clonazione terapeutica ha clamorosamente fallito». Di parere opposto il Presidente della Consulta di Bioetica Maurizio Mori: «È stata data un'importante spallata all'ideologia anti-scientifica di chi vorrebbe che il benessere, la cura delle malattie e la diminuzione delle sofferenze fossero obbiettivi subordinati al mantenimento di dogmi consolidati dalla tradizione».