Le liti sono un ostacolo alla ripresa
.E rischia di ostacolare la ripresa economica ben più delle abituali zavorre che si chiamano disoccupazione e fisco. Emerge da un'indagine Censis-Confcommercio, secondo cui la maggioranza degli italiani (il 34,4%) indica proprio questo come il difetto peggiore della situazione attuale del Paese. Prima ancora della elevata disoccupazione, indicata dal 29,6% del campione, e della corruzione (26,2%). Nella graduatoria dei problemi, secondo la percezione degli italiani, seguono l'eccessiva presenza di immigrati (17,7%), le scarse tutele per i giovani (17,4%), la presenza di troppi evasori fiscali (16,9%), le tasse troppo alte (16,8%), le forti disparità tra ricchi e poveri (12,2%), scuola e università mal funzionanti (7,1%). Rispetto alla media nazionale, la disoccupazione è un problema preoccupante soprattutto al Sud (il dato sale al 35%) e tra le persone con redditi familiari bassi (37,7%). La corruzione risulta odiosa soprattutto ai giovani di 18-34 anni (31,1%). La presenza di immigrati è ritenuta eccessiva soprattutto dagli anziani di 65 anni e oltre (20,5%) e dai residenti del Nord-Est (19,5%). La eccessiva pressione fiscale è avvertita soprattutto tra le famiglie con livello economico più basso (il 19,5% a fronte del 13,7% di quelle con alti redditi). Anche guardando al futuro, risulta chiara la disillusione degli italiani nei confronti delle leadership: saremo un Paese con una classe dirigente mediocre, afferma il 38,4% del campione. Per il 34,6% sarà una Italia segnata dalla crisi sociale o comunque con troppe differenze sociali. Solo per il 16,9% l'Italia sarà un Paese in cui si vivrà ancora bene, nonostante le difficoltà attuali. Per il 12,9%, «nonostante tutto», saremo un Paese vitale e con grandi risorse. Per il 12,3% un Paese in cui la solidarietà tra le persone sarà ancora forte. Ma solo il 4% del campione sostiene che l'Italia del prossimo futuro potrà contare su una classe dirigente e politica affidabile. I giudizi più severi sulle elite del Paese provengono dai giovani (per il 41% dei quali la classe dirigente continuerà ad essere mediocre anche nel prossimo futuro), così come dai residenti delle grandi città (quelle con più di 150mila abitanti: 47,3%) e dalle persone con livello economico familiare elevato (42,2%).