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"Futuro e libertà", nati i gruppi di Fini

Alcuni militanti scattano una foto al simbolo di Alleanza Nazionale

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{{IMG_SX}}Ormai è ufficiale. Sono nati i nuovi gruppi parlamentari formati da deputati e senatori  vicini a Gianfranco Fini: "Futuro e libertà per l'Italia". Il presidente di turno della Camera, Lupi, annunciando la formalizzazione del nuovo gruppo che, fino alla prima riunione del nuovo gruppo che dovrà eleggere il proprio presidente, sarà guidato dal deputato Giorgio Conte.  Lupi ha anche letto i nomi dei 33 deputati che aderiscono: Ruben, Ronchi, Lamorte, Lo Presti, Perina, Scalia, Buongiorno, Granata, Briguglio, Conte, Bellotti, Polidori, Moffa, Tremaglia, Urso, Menia, Consolo, Angeli, Sbai, Paglia, Bocchino, Raisi, Barbareschi, Siliquini, Della Vedova, Napoli, Proietti, Di Biagio, Patarino, Cosenza, Divella, Barbaro, Bonfiglio. "Alla Camera siamo 34 deputati mentre al Senato dovremmo essere 10 o 11 perchè Augello ha forti perplessità ad aderire", precisa poi Fabio Granata conversando coi giornalisti in Transatlantico.   POLI BORTONE AL SENATO - Contatti e trattative invece vanno avanti per l'organismo corrispondente al Senato. Sembra infatti che, oltre al nucleo che fa capo al Presidente della Camera, che oscilla fra gli otto e i quattordici membri, sarebbero in corso colloqui con almeno tre senatori dell'Mpa e con Adriana Poli Bortone. Sicuri sarebbero per ora otto esponenti finiani, Adriana Poli Bortone e, se necessario, un membro dell'Mpa che dovrebbe essere Giovanni Pistorio. Possibile anche il passaggio di altri due esponenti dell'Mpa e almeno un ex azzurro per ora tenuto "coperto". I membri del partito di Raffaele Lombardo che potrebbero partecipare all'esperienza finiana a Palazzo Madama sarebbero Giovanni Pistorio, Vincenzo Oliva e Sebastiano Burgaretta. AUGELLO VERSO IL NO - Favorevoli sarebbero invece Franco Pontone, Maurizio Saia, Giuseppe Valditara, Mario Baldassarri, Maria Ida Germontani, Egidio Digilio, Giuseppe Menardi e Pasquale Viespoli. Ancora in bilico sarebbero invece i finiani Andrea Augello (in queste ore in stretto contatto con Gianni Alemanno e orientato a non prendere parte all'esperienza). Due uomini a lui vicini starebbero valutando di partecipare al gruppo finiano: si tratta di Laura Allegrini e Oreste Tofani. Verso il no Cesare Cursi, Antonio Paravia e Candido De Angelis. Quanto ai senatori aderenti all'Api, se una decisione dovesse esserci, sarebbe assunta da tutto il partito e comunque non è all'ordine del giorno. In un primo momento era stato dato per certo l'uso del nome Azione nazionale, simile per contenuto a un altro dei nomi della rosa: Nazione e libertà. Scongiurato in extremis, dunque , l'uso dell'acronimo An. Impossibile non ricordare che era stato lo stesso di Alleanza nazionale, il partito fondato proprio da Fini e confluito insieme a Forza Italia nel Popolo della libertà dopo il celebre discorso del "predellino" di Silvio Berlusconi.  I FINIANI RESTANO NEL GOVERNO - Il premier Silvio Berlusconi ha incontrato a margine del consiglio dei ministri di oggi Andrea Ronchi, esponente finiano del Pdl e membro del governo. A lui il premier avrebbe detto che gli uomini di Fini al governo lavorano correttamente e che per questo può continuare il rapporto di fiducia. Insomma almeno per ora la presenza al governo non è in discussione. Questo intendimento sarebbe stata comunicato da Ronchi ai sottosegretari finiani presenti nell'esecutivo. BERLUSCONI SUBITO IN PARLAMENTO - Il Partito democratico, invece, chiarisce la sua posizione dopo la formalizzazione della crisi interna al Pdl. I parlamentari democratici sono riuniti dalle prime ore della mattinata nell'aula del Mappamondo alla Camera. La crisi è profonda, è del governo, il Parlamento deve essere messo in condizione di affrontare questo passaggio e, soprattutto, le istituzioni sono patrimonio comune e devono essere tenute fuori dalla mischia, sostengono gli esponenti dell'opposizione. Un'assemblea fiume in cui hanno preso la parola anche i big del partito, Pier Luigi Bersani ma anche Massimo D'Alema e Walter Veltroni. Lo stesso segretario, in apertura della seduta della Camera di oggi, aveva illustrato le richieste del Pd: "Il presidente del Consiglio venga urgentemente in Parlamento" e, soprattutto, "il presidente della Camera è di tutti, anche di quelli che non l'hanno votato". Un passaggio, questo, su cui non ha caso si era soffermato anche il capogruppo alla Camera Dario Franceschini. UN ARGINE A MONTECITORIO - Il Pd prima delle parole di Fini con  il vice segretario Enrico Letta aveva detto con decisione: "Il governo è finito". Nell'assembela dei parlamentari, innanzi tutto è emersa la volontà di creare "un argine" alla presidenza della Camera: "C'è un fronte ampio che ha il senso delle istituzioni, a differenza di Berlusconi", è stato ripetuto. Sul dopo, l'assemblea ha espresso un buon tasso di compattezza sulla linea del segretario. Su questo tema ha parlato Massimo D'Alema e anche Walter Veltroni, nel suo intervento, avrebbe insistito sulla necessità di dare la "disponibilità" del Pd per uscire dall'attuale situazione. Anna Finocchiaro ha chiarito che "se viene in aula, Berlusconi deve parlare dei temi politici. Non può accampare scuse".  

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