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Caliendo ai pm: "Non ho fatto nulla"

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Il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo

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L'incontro di mezz'ora a casa di Denis Verdini e l'intervento con i giudici della Corte Costituzionale con riferimento al lodo Alfano. Sono soprattutto questi i due punti che il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo ha dovuto chiarire in cinque ore di interrogatorio con i pm di Roma che indagano sulla nuova P2. «Ho indicato fatti, circostanze e testimoni. Sarà accertato che non c'è nulla di cui possa rimproverarmi». Il membro del governo è arrivato ieri pomeriggio alle 16 a piazzale Clodio perché coinvolto nell'indagine sulla presunta società segreta e che lo ha fatto finire sul registro degli indagati per violazione della legge Anselmi. Il sottosegretario Caliendo è stato interrogato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo in relazione all'inchiesta che ha portato all'arresto di Falvio Carboni, dell'ex giudice tributario Pasquale Lombardi e dell'ex assessore napoletano Arcangelo Martino. Caliendo, assistito dall'avvocato Paola Severino, ha dovuto dunque spiegare cosa è stato deciso, se così è stato, durante la riunione che si è svolta il 23 settembre del 2009 nell'abitazione del coordinatore del Pdl Verdini all'Ara Coeli. Riunione che ha visto la partecipazione anche di Flavio Carboni, del magistrato di Cassazione Antonio Martone e del capo del servizio ispettivo del ministero di Giustizia Arcibaldo Miller e durante la quale sarebbero state prese decisioni illecite. Dal giorno in cui il suo nome è stato iscritto sul «modello 21», il sottosegretario ha detto con fermezza di non avere alcuna intenzione di lasciare l'incarico di governo, anche se l'opposizione è intenzionata a insistere sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti. «Non ho commesso nulla», ha assicurato Caliendo. E anche ieri il membro di maggioranza ha ripetuto la sua estranietà alle accuse di aver creato una sorta di lista di giudici della Corte Costituzionale pro e contro il Lodo. Non solo. Al sottosegretario la magistratura gli contesta anche di aver contribuito alla nomina di Alfonzo Marra alla presidenza della Corte d'appello di Milano e di aver tentato di accelerare il ricorso in Cassazione di Nicola Cosentino contro l'ordinanza di custodia cautelare per contiguità con la camorra. E lunedì in procura si dovrà presentare, come teste, anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.

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