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La guerra sui fondi di An

Il premier Berlusconi (S) e Gianfranco Fini (D)

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E va bene gli ideali. Quelli sì. E va bene il progetto, quello pure è fondamentale. E vanno bene pure gli statuti, le regole, i loghi e i simboli. Tutto serve per fare un partito, per mettere su una nuova iniziativa politica, una formazione, un gruppo. Tutto. Soprattutto servono i soldi. Sottilmente, silenziosamente si sta combattendo una battaglia dentro il mondo ex An. Battaglia dura, aspra. Battaglia intestina, a tratti fratricida. La materia del contendere è un patrimonio, il patrimonio di An. Che, dopo lo scioglimento, è stato conferito a un'associazione in cui sono rappresentate tutte le anime del partito di via della Scrofa. Il primo piccolo golpe interno s'è consumato a fine giugno, in occasione dell'approvazione del bilancio. Già, perché l'associazione è gestita da un comitato a maggioranza finiana presieduto dal senatore Franco Pontone, uomo di Gianfranco, da Rita Marino, la sua assistente personale, e da Giuseppe Catanzaro di fede larussiana. Il parlamentino interno, il comitato dei garanti, è presieduto da un finiano doc, Donato Lamorte, ma è a maggioranza berlusconiana, ovvero della parte di An che invece ha scelto di restare con il Cavaliere (Gasparri, La Russa, Alemanno, Matteoli): ci sono i larussiani Caruso, Valentino, Gamba e Petri, gli alemanniani Leo e Biava e i soli due finiani Raisi e Digilio. Il parlamentino tanto per cominciare ha tolto le deleghe al comitato esecutivo, che fino a quel momento poteva procedere sia per l'ordinaria che per la straordinaria amministrazione. Poi hanno imposto un secondo paletto: il comitato esecutivo può compiere solo spese fino a cinquemila euro e per la somma urgenza, oltre quella cifra sono necessarie le firme di tutti e tre i componenti il comitato e dunque anche dell'ala berlusconiana. Perché tutti questi tetti? Il motivo è molto semplice anche se nessuno lo ammetterà mai così apertamente. La ragione è evitare che Fini potesse fuggire con il «malloppo». Non permettergli di svuotare le casse nelle quali ci sono 76,9 milioni di euro, il patrimonio netto dell'ex An, e utilizzare quei soldi per fondare un nuovo partito o per finanziare Generazione Italia o altre iniziative. Bloccati i fondi si sta per aprire la seconda fase. Quella della «due diligence». E che vuol dire? Più volgarmente la maggioranza degli ex colonnelli di An si prepara a fare le pulci ai conti dei finiani. Vogliono vedere come sono stati spesi i fondi, hanno chiesto carte e documentazioni. Ma siamo solo all'inizio. Nei prossimi giorni chiederanno ricevute, fatture, rendiconti. Si comincia con il Secolo d'Italia, il giornale del partito. La direttrice, Flavia Perina, è finiana doc e i berluscones non vogliono che il quotidiano di An, di tutta An, diventi il foglio del presidente della Camera. Per questo hanno cominciato a controllare i soldi che l'ex partito gira al giornale. I finiani hanno fatto sapere che il Secolo, con i soli contributi dello Stato, non ce la fa e ha bisogno di circa 600mila euro all'anno. E i lealisti pidiellini hanno osservato che soltanto nel 2009 An ha anticipato 2,4 milioni al giornale sospettando si trattasse di un finanziamento gonfiato per girare fondi a Farefuturo. Ma la fondazione ha fatto sapere di non aver ricevuto neanche un euro dal partito e i finiani hanno spiegato che in realtà quel finanziamento al giornale è un'anticipazione per i prossimi due anni (980mila euro all'anno) e il resto pagamento di contributi e scivoli per prepensionamenti. Ma la partita è solo all'inizio. La settimana prossima verrà chiesto di affidare un incarico a una società specializzata che spulci riga per riga il bilancio del Secolo per capire quanto costa e come viene finanziato visto che a bilancio risulta anche una rinuncia a un credito pregresso di quasi un milione di euro. Forse sarà chiamata una grande società di consulenza tipo Ernest Young o Kpmg che compierà appunto l'operazione di due diligence. Poi toccherà al partito. Nessuno dubita dell'onesta di quel galantuomo di Franco Pontone, ma di fatto si stanno passando con la lente d'ingrandimento le uscite. A cominciare da 773.727 euro iscritti a bilancio alla voce proventi-plusvalenza da alienazioni. Potrebbe essere la cifra incassata per la vendita dell'appartamento di Montecarlo proveniente dall'eredità della signora Colleoni e nel quale ora vive il fratello di Elisabetta Tulliani, compagna di Fini. Si tratterebbe di una cifra piuttosto bassa considerato che nella stessa strada del Principato di Monaco sono in vendita due case di dimensioni simili a un prezzo che si aggira attorno ai tre milioni di euro. Altre domande saranno posto anche sui 8,3 milioni di euro di crediti finanziati e sui 384mila derivanti da attività finanziarie diverse dalla immobilizzazione. Altri dubbi potrebbero nascere sulla voce garanzie da/a terzi, voce alla quale sono stati iscritti più di 4 milioni. Sotto osservazione ci sono anche i 4,8 milioni per spese per servizi e i 5,5 per i costi diversi di gestione, visto che stiamo parlando di un partito disciolto e a via della Scrofa non c'è rimasto quasi più nessuno. Eppure An continua a sborsare un bel po' di soldini per le automobili: 20mila soltanto per le manutenzione e le riparazioni, 6.454 solo per benzina e olio motore. Eppure continua a pagare 206.884 euro spese telefoniche, 84.112 prestazioni occasionali e sulle quali si vorrebbe sapere di più. E ancora: 2.231 per servizio taxi, 20.008 per onoranze. Sotto i riflettori ci sono finiti anche 133.366 per collaboratori e ben 476.349 sui non meglio specificati servizi vari. Altri 26.358 sono stati spesi per servizi fotografici e 154.425 per viaggi spese e servizi esterni. Solo per spese di rappresentanza sono stati pagati 11.784 euro, 21.561 per spese generiche. L'addio finale ad An è costato quasi due milioni e mezzo di euro: per la precisione 2,308 per l'organizzazione del congresso di fine marzo e 26mila per costi vari. Poi ci sono i contributi ai candidati. An ha finanziato con 350mila euro i candidati alle Europee dell'anno scorso, 217mila per la lista Rialzati Abruzzo nel 2008, 96mila per i candidati alle Regionali in Sardegna, 789mila a quelli della Amministrative di giugno 2009. La festa, i

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