Un taglio onorevole
Mille euro netti in meno al mese sugli stipendi dei deputati. La Camera si adegua così ai risparmi imposti dalla manovra. In occasione dell'adozione da parte del governo del decreto legge sul provvedimento anticrisi, i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama hanno annunciato che deputati e senatori parteciperanno «responsabilmente» alla politica di contenimento della spesa pubblica. La settimana scorsa la «forbice» dei tagli per le retribuzioni dei parlamentari oscillava tra i 550 euro al mese (il 10% dell'equivalente dell'indennità) e i 2.127,19 euro lordi al mese (pari al 10% relativo a tutte le voci che compongono lo «stipendio» del parlamentare),come proposto da Gianfranco Fini. La decisione cui si è arrivati ieri rappresenta un compromesso. Intanto una precisazione: «La partecipazione della Camera allo sforzo complessivo cui è chiamato il Paese risponde ad un doveroso senso di responsabilità e non dipende dal fatto che le spese per l'attività parlamentare siano eccessive o improduttive, trattandosi di costi essenziali per il funzionamento della democrazia», chiarisce il comunicato diffuso da Montecitorio. Poi il dettaglio delle misure adottate. Gli interventi di riduzione della spesa riguarderanno il trattamento economico dei parlamentari, il trattamento retributivo e le pensioni di anzianità dei dipendenti, gli stanziamenti di bilancio a carattere non vincolato. Per quanto riguarda gli «stipendi» dei deputati, si legge nel comunicato, «si è ritenuto di intervenire sugli emolumenti strumentalmente connessi all'esercizio del mandato. Sulla indennità parlamentare si è infatti già operato in riduzione negli ultimi anni». Restano quindi gli 11.703,64 euro mensili lordi (5.486,58 netti) di indennità, come disposto nel 2006 a seguito della riduzione del 10% stabilita dall'Ufficio di Presidenza, secondo quanto previsto dalla legge finanziaria. A subire i tagli, per il triennio 2011-2013, saranno la diaria di soggiorno, ridotta di 500 euro (nella prospettiva di definire una disciplina per la rilevazione delle presenze in Commissione) e le spese per il rapporto eletto/elettori, anch'esse diminuite di 500 euro. Dopo i tagli, lo stipendio dei deputati sarà pari a 15.778 euro netti al mese. L'ufficio di presidenza della Camera, in analogia con quanto previsto dal decreto-legge per la generalità dei dipendenti pubblici, stabilisce poi una riduzione del 5% delle retribuzioni sopra i 90 mila euro e del 10% di quelle sopra i 150 mila euro negli anni 2011-2013 e la sospensione, nello stesso periodo, dei meccanismi di adeguamento automatico delle retribuzioni. Per quanto riguarda il taglio alle spese non vincolate, il comunicato di Montecitorio sottolinea che «i risparmi previsti andranno ad aggiungersi a quelli già realizzati dalla Camera a partire dal 2003, e quindi molto prima che si originasse il dibattito concernente i costi della politica, mediante l'adozione di un indirizzo teso a un progressivo e deciso contenimento dei costi per il proprio funzionamento». Nel complesso, la Camera sarà in grado di restituire al bilancio dello Stato, nel triennio 2011-2013, una somma complessiva di 60 milioni di euro. La palla passerà ora al Consiglio di presidenza del Senato, che si riunirà domani alle nove e dovrebbe assumere decisioni analoghe a quelle di Montecitorio.