Berlusconi-Fini: basta col partito nel partito
La rottura tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini è compiuta. L'ufficio di presidenza del Pdl ha approvato un duro documento di censura nei confronfi del presidente della Camera. Sono stati anche deferiti ai probiviri i finiani Bocchino, Granata e Briguglio. "Si è presentato un dissenso da parte di Fini e degli uomini a lui vicini nei confronti del governo, della maggioranza e del presidente del Consiglio. Io non ho mai risposto, anzi ho sempre smentito i virgolettati che mi hanno attribuito. Abbiamo tenuto un comportamento responsabile, visto il momento di crisi che viviamo", afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa al termine dell'ufficio di presidenza del Pdl. DISSENSO INTERNO - "Non sono più disposto ad accettare il dissenso, un vero partito nel partito", afferma Silvio Berlusconi in conferenza stampa. Gli elettori del Pdl "non sono più disposti ad accettare" da parte di Gianfranco Fini "una forma di dissenso all'interno del partito che si manifesta nella forma di una vera e propria opposizione, con tanto di struttura organizzativa, tesseramento e iniziative, prefigurando già l'esistenza sul territorio e in Parlamento di un vero e proprio partito nel partito, pronto, addirittura, a dar vita a una nuova aggregazione politica alternativa al Popolo della libertà", si legge tra l'altro nel documento finale votato a maggioranza dall'ufficio di presidenza del Pdl. LA PRESIDENZA DELLA CAMERA - A chi gli chiedeva se a questo punto si debba chiedere un passo indietro di Fini dalla presidenza della Camera ha risposto: "Lasciamo che siano membri del Parlamento ad assumere iniziative a riguardo". "Dopo l'approvazione di una manovra assolutamente indispensabile che ci ha richiesto l'Europa - ha continuato il premier - abbiamo ritenuto fosse arrivato il momento non più differibile di fare chiarezza sulla situazione nel partito. Abbiamo tutti ritenuto che il Pdl non potesse pagare il prezzo troppo alto di mostrarsi un partito diviso. I tifosi si distaccano da una squadra se la vedono litigiosa, tanto più se i litigi avvengono in campo aperto. Trentatrè su trentasei membri dell'ufficio di presidenza hanno ritenuto che non si potesse più continuare in questa situazione". MINISTRI? NESSUN PROBLEMA - Nonostante la rottura all'interno del partito il premier non crede che la maggioranza di governo sia a rischio. "Non credo proprio", ha risposto ai cronisti. "Riteniamo che non ci sia nessun rischio per il governo. Abbiamo la maggioranza nel paese e il presidente del Consiglio gode di un consenso di oltre il 63%". Per quanto riguarda la presenza dei finiani nell'esecutivo e sull'opportunità che questi lascino le proprie cariche, Berlusconi ha detto: "Questa decisione sarà assunta nella sede del governo ma per quanto mi riguarda non ho nessuna difficoltà a continuare una collaborazione con validi ministri".