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La Newco Fiat ha un nome Fabbrica Italia Pomigliano

Sergio Marchionne, ad Fiat

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I sindacati dello stabilimento di Pomigliano d'Arco dovranno tenere a mente questo nome: Mauro Borreggio. Un nome noto nell'organigramma della Fiat visto che è il direttore delle risorse umane del Lingotto. Ma nella nuova società che Torino ha battezzato il 19 luglio scorso con l'obiettivo di mettere dentro gli operai che hanno accettato le condizioni di Marchionne, la Fabbrica Italiana Pomigliano, è il procuratore a tempo indeterminato che rappresenta la società nella delicata materia del lavoro. Dalle assunzioni agli inquadramenti, dai licenziamenti ai trasferimenti avrà praticamente carta bianca. Il suo inserimento tra le cariche sociali è la conferma, se mai ci fosse bisogno, che l'ad Marchionne vuole portare a termine il suo progetto di risanare lo stabilimento campano, minato da assenteismo e sindacalizzazione estrema, senza ripensamenti. Il primo passo insomma è fatto. La newco, che Marchionne presiederà, è controllata al 100% da Fiat Partecipazioni, ha un capitale di 50.000 euro e ha, come oggetto sociale, «l'attività di produzione, assemblaggio e vendita di autoveicoli e loro parti. A tal fine può costruire, acquistare, vendere, prendere e dare in affitto o in locazione finanziaria, trasformare e gestire stabilimenti, immobili e aziende». Sarà questa la società che riassumerà, con un nuovo contratto, i 5.000 lavoratori di Pomigliano garantendo la gestione dell'intesa non firmata dalla Fiom. Ma se la newco sembra un fatto già digerito almeno dalle organizzazioni sindacali che hanno firmato l'accordo con la Fiat, l'ipotesi di disdetta del contratto nazionale, che interesserebbe 25.000 lavoratori Fiat Auto, non va bene a nessuno. Si tratta del secondo tassello della strategia di Fiat per rivoluzionare i rapporti tra lavoratori e aziende in Italia. Molto probabilmente l'annuncio sarà fatto domani. La Fiat ha infatti convocato per giovedì mattina all'Unione industriale di Torino i sindacati. Oggetto dell'incontro la nuova società che nascerà a Pomigliano. La prima parte sarà dedicata al progetto aFabbrica Italia» e al tavolo siederanno tutte le sigle sindacali, compresa la Fiom. A questa seguirà un secondo incontro che avrà per oggetto l'accordo siglato per Pomigliano al quale parteciperanno le sigle sindacali che hanno sottoscritto l'intesa lo scorso 15 giugno, dunque non la Fiom. Un tavolo a questo punto più rilevante rispetto a quello che si svolge oggi a Torino nel palazzo della Regione con le parti sociali e il ministro Sacconi. Lo stesso che ieri ha invitato l'azienda a non fare scelte unilaterali, mentre la Fim parla di «operazione inutile e dannosa che metterebbe in discussione l'accordo su Pomigliano». «Se la Fiat pensa per attivare la newco di arrivare alla disdetta del contratto nazionale, questo sarebbe un atto senza precedenti nella storia delle relazioni industriali del Paese. Un fatto grave e inaccettabile», sostiene il leader della Fiom, Maurizio Landini. Al suo fianco invece l'ex presidente di Federmeccanica Massimo Calearo che ha definito Marchionne «precursore dei nuovi rapporti industriali in Italia».  

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