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Antonveneta: chiesti 2 anni di carcere e 6mila euro di multa per Brancher

Aldo Brancher

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Il pm di Milano Eugenio Fusco ha chiesto una condanna a due anni di carcere e una multa di 6mila euro per l'ex ministro Aldo Brancher. Il politico è imputato per corruzione e appropriazione indebita in uno dei filoni nati dal tentativo di scalata dell'allora Banca Popolare di Lodi ad antonveneta. Nel corso dell'udienza al tribunale di Milano è stato chiesto anche lo stralcio della posizione di Luana Maniezzo, moglie di Brancher, accusata di appropriazione indebita. Il tribunale dovrà decidere se trasferire la sua posizione a Lodi per competenza territoriale o se continuare il processo a suo carico a milano. A ogni modo, la sua posizione dovrà essere giudicata da un altro giudice, in quanto Aldo Brancher ha chiesto di essere processato con rito abbreviato, mentre sua moglie con rito ordinario, rendendo così impossibile proseguire il procedimento con lo stesso giudice. LA VICENDA - Dopo la richiesta del pm Fusco, la parola passerà alla difesa e poi il giudice Anna Maria Gatto si chiuderà in camera di consiglio per emettere la sentenza. Al centro della vicenda ci sono 420mila euro, che per l'accusa sono il frutto di appropriazione indebita, presi da Brancher insieme alla moglie Luana tra il dicembre e il novembre del 2003 grazie a delle plusvalenze su azioni tim e autostrade, manovrate dai vertici della banca per favorire la coppia, stando all'ipotesi dell'accusa. Altri 600mila euro (ai quali si fa riferimento per l'accusa di ricettazione) furono versati a Brancher in diverse occasioni: i primi 100mila consegnati in contanti da un collaboratore di Gianpiero Fiorani (all'epoca dei fatti ad dell popolare di lodi), Donato Patrini, presso l'autogril di San Donato Milanese nel 2001; 100mila euro in contanti consegnati nel 2004 a Lodi nell'ufficio di Fiorani; altri 100mila ricevuti a roma nel gennaio del 2005 dopo la bocciatura del decreto sul risparmio presso l'ufficio di Brancher, al ministero del Welfare; e infine altri 200mila euro consegnati ancora nell'ufficio di Fiorani a Lodi, nel marzo dello stesso anno.

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