Italo Bocchino: "Gli atti sono chiari serve la firma di tutti quanti"
Come quando si dividono beni in comune e regali di nozze dopo una separazione: tutti subito pronti a dire «è mio» di quel che - al momento del «sì» - era di entrambi, e senza dubbio alcuno. Tra Fini e Berlusconi la rottura ancora non c'è stata ma, se si parla di beni in comune da dividere, i toni tra i rappresentanti delle due parti sono da separati in casa. La «querelle» sul simbolo del Popolo della Libertà è un esempio. «L'atto notarile è molto chiaro, serve la firma di tutti i fondatori del partito perché il proprietario lo utilizzi», taglia corto Italo Bocchino, vice presidente dei deputati del Pdl, finiano doc. Eppure l'ufficio stampa del Pdl ha dichiarato che Silvio Berlusconi «ne ha la piena disponibilità senza il bisogno dell'autorizzazione di chicchessia»... «Questa è la tesi di una parte. Tesi che peraltro non è rispondente all'atto notarile che disciplina proprietà e utilizzo del simbolo. "In caso di scioglimento dell'associazione questo non potrà essere oggetto di uso da parte degli odierni associati, o di alcuni di essi, se non con il comune espresso accordo scritto di tutti": questo dice l'atto». Potrebbero esserci altri atti che disciplinano questa materia? «Io non sono uno dei membri fondatori dell'associazione, quindi non posso dirlo con certezza, ma a me non risulta. Se ci sono altri atti lo scopriremo, ma quello a cui io mi riferisco (quello del 27 febbraio 2008 ndr) stabilisce che tutto debba essere deciso in maniera congiunturale fino al 31 dicembre 2014, giorno in cui l'atto scade». Quindi l'atto del febbraio 2008 è ancora valido? «Che sia un documento ancora vigente lo dimostra il fatto che - oltre al simbolo - le disposizioni transitorie in maniera elettorale, le nomine e le candidature del nostro partito siano regolate secondo le disposizioni contenute in quell'atto. Lo stesso Statuto del Pdl firmato nel marzo 2009 in occasione del primo congresso del partito, cita l'atto notarile di cui stiamo parlando per la disciplina di questi passaggi». Ma, insomma, di chi è questo simbolo? «La cosa più probabile è che Silvio Berlusconi ne sia il titolare e che ne abbia conferito l'utilizzo all'associazione». Chi disciplina un eventuale scioglimento dell'associazione? «L'atto è sempre lo stesso: per lo scioglimento dell'associazione è necessario il voto unanime dei membri fondatori. Fino al 31 dicembre 2014 nessuno può cacciare nessuno, a meno che Fini e Berlusconi non decidano insieme per la rottura. A quel punto del simbolo si occuperebbero gli avvocati. Il vero problema è politico». Secondo Lei cosa succederà? «Io spero sempre in una rinnovata intesa tra Fini e Berlusconi. Lo spero per il futuro del Pdl». Crede sia ancora possibile dopo l'affaire Granata? «Io credo di sì. Del resto la politica è l'arte dell'impossibile». Quindi è anche possibile che Fini diventi ministro? «Questo tenderei a escluderlo». E Verdini si dimetterà da coordinatore del partito? «Un suo passo indietro sarebbe opportuno. Il Pdl ne trarrebbe vantaggio. Tenere riunioni nella stessa sede del Pdl con soggetti pluripregiudicati mentre il partito sta cercando di radicarsi nel territorio è una cosa difficile da spiegare al nostro elettorato».