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Il Pd toglie il veto sul Csm

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Dario Franceschini (Pd)

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Dopo le polemiche dei giorni scorsi e i veti incrociati sui vari candidati, la politica sembra intenzionata, almeno a parole, a fare un passo indietro sulla questione «vicepresidenza del Csm». Il capogruppo del Pd Dario Franceschini spiega con chiarezza che sul vicepresidente di Palazzo dei Marescialli sarà solo il plenum a decidere. Tutti i candidati scelti dalle forze politiche, osserva, saranno «autorevoli» perché così prevede la Costituzione. In essa infatti sono indicati i requisiti: professori ordinari di materie giuridiche o avvocati da 15 anni. Dunque, nessuna preclusione, visto che tutti dovranno essere, per legge, all'altezza del compito. Bene, replica il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, «è positivo che il Pd, che ha posto veti assurdi sul vertice del Csm, annunci un cambio di linea. I veti ci sono stati ed è bene che vengano rimossi». Da parte «nostra - prosegue - agiamo con trasparenza, alla luce del sole e proponiamo scelte autorevolissime, credibili, al di sopra delle parti». Il nome di Annibale Marini ieri non lo ripete, ma nel Pdl sono pronti a confermare che è senz'altro lui il candidato sul quale punta il centrodestra. Un candidato che ha già dato la sua disponibilità a servire di nuovo il suo Paese. Neanche l'opposizione ieri si sbilancia sui nomi, ma secondo quanto si è appreso, all'ultimo momento potrebbe spuntare anche il nome di una donna. E le più «papabili», al momento, sembra che siano Marina Magistrelli o Paola Balducci. Anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini dice basta alle imposizioni e alle preclusioni. Con le polemiche non si va da nessuna parte, avverte, bisogna trovare tutti insieme una soluzione equilibrata. E anche lui, parafrasando le parole del Capo dello Stato, insiste sul punto: a decidere il nome del vicepresidente dovrà essere il plenum del Csm nella sua autonomia. Quindi le forze politiche possono anche fare le loro strategie, ma poi alla fine è nel Csm che si decidono i giochi. E, infatti, anche nella storia passata non sono mancate le sorprese: il 3 agosto del '94, ad esempio, nella contrapposizione tra i candidati del centrosinistra e del centrodestra, Carlo Federico Grosso e Sergio Fois, alla fine vinse il moderato Piero Alberto Capotosti. E una cosa del genere, spiegano a Palazzo dei Marescialli, potrebbe verificarsi anche stavolta. Ma è davvero troppo presto per dirlo. Oggi i togati di Unicost si riuniranno per decidere il da farsi e solo domani i partiti potrebbero mettere sul tappeto i nomi «veri»: quelli sui quali realmente puntano. E solo allora si potrà capire davvero quali potrebbero essere gli equilibri. È vero che la Costituzione indica i requisiti dei candidati, osserva il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi, ma è anche vero, sostiene, che probabilmente non era nell'intenzione dei Padri Costituenti l'idea che i nomi venissero scelti «all'interno del Parlamento stesso».

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