Chi resta fa affari legge libri e si rilassa
Voglia di relax. Ma anche di godersi la città sgombra da autisti e pedoni in preda a stress e ansia. Molti restano in città ad agosto anche per questo. Molti altri hanno finalmente la possibilità, il tempo e la serenità per mettersi al lavorare al dossier impolverato sulla scrivania. E ancora molto più spesso chi non si muove dalla metropoli lo fa perché alle fine, quando la concorrenza è minore, è più facile chiudere affari. Mille motivi insomma sono alla base della scelta sempre più praticata di non fare le ferie. A parte i drogati da lavoro, patologia importata dai paesi anglosassoni e poco nota in Italia fino a qualche anno fa (prezzo pagato all'import legato alla globalizzazione) chi resta in città dietro la scrivania ha la possibilità di lavorare con serenità. Il telefono squilla con frequenza oraria rispetto ai normali giorni d'ufficio, quando non si fa in tempo ad attaccare la cornetta che qualcuno sta già aspettando il turno per chiedere quale strategia di marketing adottare o quali linee di finanziamento scegliere per il business. O anche solo per commentare il derby cittadino. La vita davanti allo schermo del Pc non è più spezzettata da continue richieste. Così le sinapsi si connettono in modo differente, la maggior quiete libera onde cerebrali più profonde. Si pensa meglio e si agisce meglio. Molti manager che non lasciano la città trovano maggiore predisposizione anche in chi ha fatto la stessa scelta. E se per la firma di un accordo c'è sempre settembre la trattativa agostana è quella più veloce, efficace e nella maggior parte dei casi fatta tra persone che sono sottoposte a minori pressioni. Non è un caso che in genere le grandi operazioni industriali vengano disegnate e portate a compimento nel mese tradizionalmente dedicato alle vacanze. L'ultimo esempio è quello delle grandi fusioni bancarie in Italia definite nei mesi più caldi e concluse in pieno Solleone. Con queste premesse sono sempre di più i manager che hanno al loro attivo decine di business conclusi tra agosto e luglio. La crisi economica ha poi amplificato questo meccanismo. Fin qui il business. Ma c'è anche un altra fetta di persone che non partono e preferiscono continuare a lavorare quando gli altri sono nelle spiagge affollate tra strilli dei bambini che reclamano il calippo (tornato in auge) e circoli filosofici dedicati al «nulla cosmico» impiantati sotto l'ombrellone. No, non si rassegnano. Sono quelli, in prevalenza single ma anche mariti con moglie e figli spediti quando possibile nelle località di mare, che di vacanze non ne vogliono proprio sentire parlare. Il ritorno a casa per loro si trasforma nel raggiungimento del nirvana. Il divano si trasforma in una piattaforma dal quale è possibile comandare tutti i media della casa. Dal Pc alla vetusta televisione con abbonamento al satellitare, al dvd, ogni sera diventa un viaggio alla ricerca di quanto perduto quando lo stress del lavoro non si riesce a lasciare nemmeno fuori dalla porta di casa. Montagne di libri, comprati e lasciati con il cellophane di rigore, vengono finalmente aperti e avidamente letti. E se c'è molto caldo in casa il condizionatore può funzionare al massimo senza incorrere nelle reprimende di chi contesta il refigerio sempre e comunque. Insomma la pace per loro è là. Nei quindici metri quadrati in cui si concentra tutto quello che si ama e che fa la vita. Non solo. Restare a lavorare in città ad agosto ha innumerevoli altri vantaggi. A volte nemmeno registrati. Dettagli che apportano alla qualità della vita un valore esponenziale. Il parcheggio ad esempio. Chi arriva in scooter non è costretto a contorsioni ed esercizi ginnici per mettere la moto tra le macchine. Mentre chi arriva in auto quasi per miracolo trova il posto laddove fino a qualche giorno prima era praticamente impensabile. Certo il centro della città è invaso da comitive di turisti. E quello che è il sogno massimo: avere le parti più belle della città a completa disposizione resta tale. Ma basta solo allontanarsi qualche metro dai circuiti più battuti per smarrire il senso del tempo. Altro che spiagge della Riviera, bar e discoteche. Solo considerazioni certo. Ma non è un caso che anno dopo anno le città siano sempre più piene di gente. La crisi certo incide nella maggior parte dei casi ma andare controcorrente, dire addio agli arenili intasati e scegliere la pace, è scelta sempre più praticata. Evitare di fare pubblicità.