Alemanno parla da leader Con la benedizione di Silvio

Alla fine la «benedizione» di Silvio è arrivata. Un messaggio scritto, letto da Gianni Alemanno alla platea della Fondazione e dei Circoli Nuova Italia riunita ad Orvieto per tre giorni di dibattito e confronto su politica e partito. A colpire sono quel «caro Gianni» e «un forte abbraccio» scritti a mano, segno evidente di un saluto personale prima ancora che istituzionale. Poi la lettera dove si sottolineano due passaggi fondamentali. Il primo è per il partito: «Abbiamo creato il più grande protagonista della politica italiana, un grande partito popolare e nazionale animato dal principio della libertà, che la maggioranza degli italiani attendeva da tempo - scrive Berlusconi - proprio per questo dobbiamo far crescere il nostro partito, organizzarlo sempre meglio sul territorio, garantendo la piena partecipazione democratica a tutti gli iscritti e a tutti gli elettori secondo quanto previsto dallo statuto per lo svolgimento dei congressi, senza lasciare spazio a contrapposizioni correntiste che ne paralizzerebbero la vita». Via libera dunque ai congressi locali, indicati da Alemanno come la mediazione necessaria per rilanciare il partito, formare una nuova classe dirigente basata sulla meritocrazia, uscire una volta per tutte dalla logica degli ex di An e degli ex di Fi. In una parola l'addio alle correnti. Poi il secondo passaggio, quello conclusivo, dopo aver augurato buon lavoro ai partecipanti, Berlusconi aggiunge «nella certezza che la tua fondazione continuerà ad essere protagonista nello scenario politico-culturale del centrodestra». E protagonista Alemanno lo è stato e lo sarà. All'inizio del suo intervento conclusivo chiarisce con decisione: «Quello che è successo nell'ultima ora - riferendosi alle accuse di Granata nei confronti del sottosegretario Mantovano - mi costringe a cambiare l'ordine del mio intervento. In questi tre giorni abbiamo fatto un grande sforzo per parlare di politica, mentre da fuori arrivavano le bombe, tiri sempre più alti da parte di coloro che non vogliono parlare delle cose belle del Pdl e che puntano a distruggere ponti di dialogo e di mediazione che proprio qui sono stati alzati da Augello e Moffa». Poi però va oltre Alemanno e punta dritto all'"avversario". «Conosco Fabio Granata da tempo, era uno dei miei tre vicesegretari al Fronte della Gioventù, poi quanto arrivò Fini al posto di Rauti lui uscì dal Msi facendo un lungo giro e rientrando poi alla nascita di An. Ecco, credo che sia tempo che Fabio vada a fare un altro giro fuori dal partito e chiedo a Gianfranco Fini e a tutti coloro che hanno intenti costruttivi di prenderne le distanze». Un monito importante quello di Alemanno che poi inizia a parlare di politica, quella vera, quella che decide sul presente e determina il futuro e ammette dopo di «aver avuto un incontro con Berlusconi prima di Orvieto». Questione morale, federalismo, università, identità cattolica sono gli argomenti toccati nella tre giorni di Orvieto e che Alemanno sintetizza in quello che sembra non tanto un programma di governo quanto di quel partito che si trova ora a vivere la sua crisi più profonda. Federalismo fiscale, innanzitutto. È questa la sfida più importante per l'Italia ed è su questo che Alemanno si sofferma, si scalda, come leader politico, come sindaco di Roma, come presidente dell'Anci. Chiede un ruolo maggiore e decisivo per i Comuni e guarda a un federalismo sul modello tedesco o statunitense, a un modello cioè «in grado di esaltare l'unità nazionale nel rispetto delle identità locali» e dopo aver animatamente ricordato che al primo punto dello statuto della Lega c'è ancora la parola «secessione» e che è ora di toglierla di mezzo una volta per tutte, non si nasconde e tira fuori anche il leitmotiv del Carroccio. «C'è anche una Roma ladrona - ammette Alemanno - e diciamo a chi combatte questa battaglia, che noi la combattiamo con eguale forza. È una battaglia comune perché noi paghiamo la presenza di Roma ladrona, ce l'abbiamo in casa e ci inquina, ci crea problemi». Poi ci sono i giovani. Le università nelle quali i movimenti studenteschi di centrodestra stanno iniziando a vincere le elezioni. «Chiedo a loro di prendere e alzare la bandiera della meritocrazia e di mandare a casa quei docenti figli del '68 che continuano a rovinare le nostre scuole». Poi chiude con il partito e ribadisce «guai se stando al governo ci si accontenta, diciamo no agli yesmen». Parla circa un'ora Alemanno, poi la chiusa finale: «Siamo sulla strada giusta, noi vogliamo stare nel Pdl e non vogliamo abbandonare questa strada». Applausi finali e, dalla platea, un commento che sintetizza: «Ao, hai sentito Gianni...ha parlato proprio come un leader di governo».