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Tirrenia quasi privatizzata Ma chi compra è il pubblico

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Ilgruppo pubblico di navigazione, che ha passato indenne la stagione delle dismissioni italiane, aperta nel 1992 dopo il crollo del vecchio sistema di potere, potrebbe uscire dall'orbita dell'industria pubblica. Il condizionale è però d'obbligo. Oggi verrà infatti comunicato l'esito della gara avviata mesi dal Governo con l'intento di farla uscire dalla contabilità pubblica. C'è solo un problema. E non è irrilevante. L'unico concorrente in lizza è la Mediterranea Holding, una cordata costituita dalla Regione Sicilia, socio di maggioranza con il 37%, e da alcuni armatori, tra i quali spiccano il greco Alexandros Tomasos (30,5%) e Salvatore Lauro (18,5%). Con il risultato paradossale che il fardello dei debiti uscirebbe da bilancio statale per rientrare dalla porta di servizio. La finanza pubblica della Sicilia infatti pur avendo un certo grado di autonomia è ancora legata, soprattutto per la copertura dei deficit, ai trasferimenti del ministero dell'Economia. Insomma la privatizzazione rischia di essere solo formale. Non solo. L'offerta di Mediterranea, è stata giudicata dalla Fintecna (che ancora detiene il controllo di Tirrenia) troppo bassa. Se a questo si aggiungono le resistenze dei sindacati e di Confindustria e la sonora bocciatura dell'operazione da parte della Corte dei Conti, la privatizzazione in un verso o nell'altro rischia di restare al palo. Lo scorso 12 luglio Fintecna aveva scritto a Mediterranea, unico pretendente superstite dei 16 soggetti che ad aprile avevano manifestato interesse per la compagnia, per chiedere una rimodulazione dell'offerta. Troppo pochi i 10 milioni messi sul piatto, insieme all'impegno di accollarsi i 520 milioni di debiti. Nessuna apertura in questo senso è però giunta da Mediterranea, che comunque riceverebbe finanziamenti statali per 130 milioni di euro all'anno per 8 anni, incassando complessivamente oltre un miliardo di fondi pubblici. Insomma un gran pasticcio sul quale è arrivato lunedì scorso l'ultima tegola. E cioè lo stop della Commissione Europea, sotto forma di nota spedita a Palazzo Chigi. Secondo Bruxelles, quella di Tirrenia non sarebbe una vera privatizzazione, in quanto l'azienda verrebbe ceduta ad un gruppo comunque controllato da un ente pubblico. Fil.Cal.

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