Berlusconi: sì ai congressi locali No a correnti e contrapposizioni
Sì ai congressi comunali e provinciali, no alle correnti e tantomeno alle contrapposizioni tra esse. Il premier Silvio Berlusconi dà il via libera alla richiesta di Gianni Alemanno per tenere i congressi locali nel 2011. In una lettera inviata ad Orvieto, dove si tiene l'annuale appuntamenti dei circoli Nuova Italia, il premier ha sottolineato che non bisogna lasciare spazio a "contrapposizioni correntiste che ne paralizzerebbero la vita". Nel dettaglio, ha dichiarato il premier, "è mia convinzione che abbiamo creato il più grande protagonista della politica italiana, un grande partito popolare e nazionale animato dal principio della libertà, che la maggioranza degli italiani attendeva da tempo. Proprio per questo - dice ancora Silvio Berlusconi - dobbiamo far crescere il partito, organizzarlo sempre meglio sul territorio, garantendo la piena partecipazione democratica a tutti gli iscritti e a tutti gli elettori secondo quanto previsto dallo statuto per lo svolgimento dei congressi, senza lasciare spazio a contrapposizioni correntiste che ne paralizzerebbero la vita". Il premier mostra vivo apprezzamento per l'appuntamento della fondazione e dei circoli del sindaco di Roma: "un evento di sempre maggior rilievo nell'ambito del Popolo della Libertà", che quest'anno festeggia i suoi primi dieci anni. "Ho visto il programma dei lavori, un cartellone ricchissimo e articolato in piena sintonia con il nostro programma elettorale e con l'azione di governo - ha scritto Berlusconi - sono convinto che dalle tavole rotonde del meeting di Orvieto emergeranno spunti e suggerimenti preziosi". AUT AUT PER GRANATA - A proposito delle divisioni nel partito e dello strappo tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, il ministro Ignazio La Russa, sempre da Orvieto, si è detto certo che esista "un piccolissimo spiraglio per poter ricreare lo spirito che ha dato vita al Pdl". "Non credo invece - prosegue - che ci sia spazio per trovare regole o regolucce che cristallizzino una guerriglia armata perchè la guerriglia non può essere regolata", afferma riferendosi alle polemiche degli ultimi giorni. "Se non si riesce a trovare quello spiraglio - avverte il coordinatore nazionale del Pdl - chi oggi è pessimista sugli sviluppi di questa vicenda finirà per avere ragione. Auguriamoci che non sia così". All'ordine del giorno del dibattito politico c'è anche la polemica che riguarda il finiano Fabio Granata. Dopo le sue parole sulla legalità Maurizio Lupi ieri gli aveva chiesto di lasciare il partito o farsi giudicare dai probiviri. La Russa ribadisce a modo suo l'aut aut: "Le misure disciplinari non sono mai state il mio forte. Granata lo conosco da ragazzino e a lui dico: o fa nomi e cognomi di chi, all'interno del governo, sta frenando i processi contro la mafia, o in caso contrario si tratterebbero di frasi da quaquaraqua". Il ministro invita il collega di partito Fabio Granata a fare chiarezza sulle sue affermazioni in merito alle presunte collusioni di pezzi dello Stato e del governo con la criminalità organizzata. "Una frase che non è compatibile con il ruolo di dirigente del Pdl. O lui ci dà elementi su queste persone, e allora sarò io che me ne andrò dal governo, oppure ha buttato lì una frase per stare sui giornali, e allora la sua permanenza nel Pdl è incompatibile politicamente". IL FINIANO SI DIFENDE E RILANCIA - "Non ho nulla di cui scusarmi: ribadisco il mio convincimento per cui sui temi della legalità repubblicana, che da sempre hanno caratterizzato la destra italiana, il Pdl debba mantenere un atteggiamento fermo e coerente", dice Granata, vice presidente della commissione Antimafia. "Le mie parole sono a sostegno dell'azione delle tre procure che indagano sullo scandaloso depistaggio operato nel corso degli anni per allontanare la verità sulle stragi del '92. Sono in linea la visione politica che caratterizza la nostra area e sono sicuro che sia maggioritaria nella popolazione, che vuole capire cosa è successo". Quanto alla "sfida" lanciatagli dal coordinatore Ignazio La Russa affinchè fornisca gli indizi che sosterrebbero le sue accuse che coinvolgono il partito, Granata replica: "Dipende da qual è la domanda... Mi riferisco a quanto emerso circa l'attività di pezzi delle istituzioni, dello Stato, di partiti". Granata attacca, quindi, la decisione del governo di negare la protezione al pentito Gaspare Spatuzza: "Qui ci sono tre procure che ne certificano l'attendibilità e il no del governo alla conferma del programma di protezione è stato interpretato come un deterrente alla sua collaborazione". "In ogni caso - precisa l'esponente finiano - le mie parole riguardano la ricostruzione di quanto avvenuto davvero nel '92, dopo la colossale opera di depistaggio che è stata intrapresa. Non mi riferisco, visto che su questo ci sono state molte strumentalizzazioni, al rapporto mafia-politica secondo quanto affermato de relato dai pentiti".