Il partito di Roma c'è
Qualcosa mi dice che nello scenario politico prima o poi ci sarà un big bang. I rumors di Palazzo raccontano di un divorzio sempre più vicino tra Berlusconi e Fini, di un Cavaliere che non ne vuole più sapere, di un rapporto irrecuperabile e di scenari da ribaltone che si stanno facendo via via più concreti. Vedremo quante di queste congetture diventeranno poi fatto politico reale. Quel che vedo io, dal mio piccolo osservatorio a Palazzo Wedekind è qualcosa di più articolato, c'è un magma dal quale mi pare siano destinate a venir fuori parecchie novità. Mentre Fini e Berlusconi se le danno di santa ragione, gli amministratori locali, i cinquantenni, si muovono e qualche risultato lo portano a casa. Renata Polverini e Gianni Alemanno devono amministrare, non possono perdere tempo. Ieri il Cipe ha sbloccato i fondi per la Metro C (84 milioni); entro la fine del mese lo stesso Cipe darà certezzze per la realizzazione della nuova strada Pontina; la nuova Stazione Tiburtina sarà pronta entro l'estate del 2011. C'è un centrodestra diviso e sull'orlo di una crisi di nervi e un altro che, verrebbe da dire, «eppur si muove...». Tutto questo viene ottenuto nel momento in cui la Lega sta sferrando un attacco sulla Capitale. E non mi pare un risultato da poco. Il Carroccio ha un suo disegno preciso, un obiettivo chiaro e strategico: il federalismo fiscale. Per ottenerlo è pronto a tutto e per questo alla fine - se la maggioranza tiene - alla fine otterrà quello che vuole e comincerà il suo cammino verso una formalizzazione de facto dell'Italia a due o tre velocità. In questo quadro il Lazio e Roma hanno rischi e opportunità. Il rischio, ormai una realtà, è quello del taglio delle risorse, della contrazione degli investimenti pubblici, di un aumento della pressione fiscale. L'opportunità è quella di guadagnare autonomia impositiva, ridisegnare lo spazio della Capitale e il suo rapporto con il territorio, cogliere l'occasione per tagliare tutta la spesa improduttiva, sfrondare gli enti inutili e le poltrone clientelari, mandare a casa il ceto parassitario e mettere a posto i conti in coma della Regione e del Comune. Un'eredità in gran parte della sinistra, brava a governare scaricando il debito sulle spalle degli altri che verranno. Se questa è la situazione, Polverini e Alemanno devono cominciare a giocare di sponda, fare politica in tandem, eliminare le reciproche asperità, farsi più furbi degli avversari. Durante la manovra si sono comportati bene. La Polverini è emersa come un fiero avversario di Tremonti, ma capace di mettersi al tavolo e non solo battere i pugni ma anche dialogare. Alemanno ha giocato la partita della vita, ottenendo soldi sufficienti per evitare il crac del Comune e dare un segnale di discontinuità rispetto all'allegra gestione delle notti bianche di Veltroni e compagni. Tutto bene? No. La destra della Capitale e della Regione sono un motore imbattibile se non si divide, se si rende conto che i giochi da prima e seconda repubblica con il federalismo sono destinati a morire. Devono fare squadra e imparare in fretta perché il futuro del Pdl è incerto. Non so se ci sarà il divorzio tra Berlusconi e Fini, ma l'aria che tira è pesante. Se questo dovesse avvenire, sono pronto a scommettere che comincerà una riorganizzazione del sistema politico molto rapida. Il Cav sarà in versione panzer, con tutta la sua genialità nel comunicare e riorganizzare il partito su base territoriale, in vista di un'elezione che sarà la madre di tutte le battaglie; Fini sarà costretto a mettere in piedi qualcosa di più di Fare Futuro, ma chi sottovaluta la sua capacità politica si sbaglia, per quanto l'ultima fase di An fosse altalenante, quel partito era marchiato dalla leadership di Fini; i centristi saranno di fronte a un bivio: andare con Berlusconi e fargli da stampella oppure scommettere sulla sua rovina politica e aprire una fase nuova; il Pd si risveglierà dal torpore e forse proverà a manovrare per un governicchio istituzionale. Tutte queste sono mosse nelle mani di un ceto politico che viaggia tra gli over settanta e sessantenni non più giovani. Dietro, nel Lazio, c'è una classe politica più giovane. Alemanno ha 52 anni, la Polverini ha 48 anni, altri politici di peso della destra come Andrea Augello e Fabio Rampelli non hanno compiuto cinquant'anni, Francesco Storace ha 51 anni. Ci sono anche altri pezzi nella scacchiera del centrodestra, ma questo mi pare sufficiente per dire questo blocco politico la sua partita nel Lazio la gioca e la vince solo se trova una linea comune, solidarietà, capacità di guardare oltre il proprio naso e gli interessi individuali. Nessuno di loro, tra l'altro, può essere etichettato come un berlusconiano battezzato dallo spadone del Cavaliere. Ognuno di loro ha una propria storia e biografia politica indipendente da Berlusconi. Il quale, sia detto chiaramente, nonostante le difficoltà in cui naviga il Pdl, resta il politico che più di tutti ha visione e soprattutto voti. Detto questo, in uno scenario così caotico, sopravvive solo chi vede più lungo e ha coraggio. Le chiacchiere di Palazzo dicono che Renata Polverini stia preparando una sua lista per le amministrative del 2011. Non so quanto ci sia di vero, non credo esista un progetto vero e proprio. Ma sono sicuro di non scrivere cose inesatte se dico che in molti sul territorio - nelle province dove il Pdl è dilaniato da lotte fratricide, senza più controllo e ragione d'essere - le stanno chiedendo di dare corpo, mente e anima alla lista che sorprendendo tutti ha vinto le elezioni regionali contro tutti i pronostici. Renata vinse con Berlusconi e senza il Pdl. Va tenuto a mente. E proprio per questo, vista la situazione nel centrodestra, contati i pezzi sulla scacchiera, vista la tenacia della Polverini, mi chiedo: perché no?