Caccia ai furbetti da spiaggia
Estate calda anzi bollente non solo per le temperature. Il Fisco cerca soldi, quelli legittimamente dovuti chiaramente, ma sapientemente nascosti alle dichiarazioni dei redditi e così sottratti dai furbi a quella parte della collettività che le tasse le paga fino all'ultimo centesimo. Dove trovarli non è tanto difficile in questo periodo: in spiaggia e, in particolare, nei porti più o meno esclusivi della Penisola. Le divise grigie stanno portando un po' di agitazione nelle marinerie d'Italia. Sono in azione e, in tandem con i funzionari delle Agenzie delle Entrate e con la Capitanerie, hanno cominciato già dall'inizio della stagione balneare a osservare, a scrutare con discrezione, chi entra e chi esce dai moli. Puntando, in particolare l'attenzione, sulle bandiere che sventolano sui megayacht. Delizia dei comuni mortali che passeggiano sulle banchine con un gelato in mano sbirciando la ricchezza in mostra. Ma che spesso, a dispetto della bandiera non tricolore che sventola a poppa, sono utilizzate da connazionali che preferiscono utilizzare leggi fiscali di stati più compiacenti dal punto di vista della tassazione. Uno dei trucchi più vecchi del furbetto allergico alle tasse è, infatti, quello di esporre un drappo con i colori stranieri per evitare fastidiosi controlli (come non citare la classica e filmica nave battente bandiera panamense o meglio liberiana). Ebbene le Fiamme Gialle bussano e continueranno a bussare per tutta la stagione garbatamente alla porta dei capitani per acquisire documenti, contratti di proprietà e di leasing, con l'obiettivo di stabilire l'effettiva legislazione alla quale far sottostare le barche da sogno. Non solo. Il piano prevede anche la stretta sui charter. Non certo quelli da poche migliaia di euro utilizzati il sabato e la domenica, ma quelli da centinaia di migliaia di euro a settimana. Basta, infatti, una piccola società che affitti il natante e l'accesso al superpanfilo, senza dimostrare la propria condizione reddituale personale, è fatto. Il lavoro si svolge per questo anche su internet dove non mancano siti specializzati che noleggiano «mostri del mare» con prezzi fino a 350 mila euro a settimana. Il lavoro di intelligence dell'erario per stanare chi ci prova parte anche dal web. I risultati del lavoro cominciano a vedersi. L'operazione denominata «Clipper» avviata nella sola Puglia ha messo sotto osservazione 759 barche superiori ai 10 metri e con un valore sopra i 300 mila euro. Come volevasi dimostrare molte erano intestate a società fantasma e a pensionati ultraottantenni con redditi insufficienti a giustificare lo sfarzo di ricchezza. Una conferma del fatto che nel comparto c'è parecchio da raschiare per recuperare gettito. E che la pista sia giusta è dato anche dalla sorpresa dei diportisti quando i finanzieri hanno oltrepassato le passerelle di accesso alle barche. «Ma no è di un parente (la barca ndr). Io sono qui per caso» o anche «No non è mia. È solo in affitto» ha abbozzato qualcuno sorpreso dalla visita. Non saranno gli ultimi. I porti italiani sono 800 e nel mirino ne sono già finiti un consistente campione. I dettagli definitivi sono ancora allo studio dei dirigenti delle Entrate ma quello che è già certo e che le Regioni da cui si è partiti sono la Liguria, la Toscana e la Sardegna. Anche se è certo che in ogni luogo di mare una visitina fiscale può essere messa nel conto. Insomma il mare del 2010 potrebbe rivelarsi amaro per molti italiani. E non soltanto per i capitani di megabarche. Non sarà tralasciato nulla di quello che ruota intorno alle marine in estate. I controlli, insomma, si estenderanno ai ricchi esercizi commerciali che servono i panfili come i bar, ristoranti, boutique e i rimessaggi nei porti. Nell'euforia e nel clima del dolce far niente dei crepuscoli marini, dunque, gli avventori e gli esercenti non dovranno dimenticare lo scontrino. Attenzione poi ai macchinoni parcheggiati quasi di regola nella banchine dei porti. Non è escluso che i solerti funzionari dello Stato non chiedano libretto e assicurazioni ai proprietari. Non è finita. «Mare, mare, mare», suonava così qualche anno fa un adagio di una canzone tipicamente estiva e che ben si attaglia al lavoro delle Fiamme Gialle nel corso dell'estate. Sì perché oltre che nell'acqua l'evasione si annida, come detto, anche sulle poltrone in raffia e tra i bicchieri di Bellini e Martini serviti negli stabilimenti marini. Anche lì gli ispettori entreranno e non certo per fare la «fiesta». Un assaggio è già arrivato lo scorso mese sulla riviera riminese e nei quali il reddito medio dichiarato dai gestori dei lidi non arrivava a 5mila euro annui, soltanto un sesto di quello accertato dall'Agenzia delle Entrate (30.553 euro). Anche in questo la ricostruzione del reddito effettivo si è basata sul calcolo delle attrezzature balneari disponibili (lettini, ombrelloni) e sulla valutazione delle condizioni meteo nell'arco temporale di riferimento. Questi elementi hanno consentito di scoprire che un villaggio balneare della zona di Viserba ha occultato oltre 110 mila euro nel 2005, quando dichiarava una perdita di 24 mila euro; stesso imponibile evaso per un lido del capoluogo che nonostante i 125 mila euro incassati ha dichiarato al fisco appena 15 mila euro. La festa sembra finita.