Valerio Maccari Il ritorno dell'Italia all'atomo è «una scelta inevitabile».
PerVincenzo Pepe, presidente del movimento ecologista FareAmbiente e docente di Diritto ambientale alla seconda università di Napoli, non ci sono dubbi: il nucleare s'ha da fare. «E non siamo gli unici a sostenerlo», sottolinea. «La Green Economy di Obama prevede la messa in funzione, nei prossimi anni, di 10 nuove centrali nucleari. Solo in Italia la cultura ambientalista si ostina a dire no senza aver fatto le opportune considerazioni scientifiche e sociali». Sarà contento quindi di sapere che il percorso di costruzione del nuovo nucleare italiano procede speditamente: il viceministro allo Sviluppo Economico Stefano Saglia ha annunciato che entro il 2011 saranno resi noti i siti delle nuove centrali. «Era ora. Se vogliamo attenerci al protocollo di Kyoto e diminuire le emissioni di sostanze nocive nell'atmosfera, è necessario puntare sul famoso "mix energetico", ovvero la diversificazione delle fonti. Solare ed eolico, quindi, ma anche nucleare. Che è da considerare energia pulita a tutti gli effetti». Sono pochi gli esponenti del movimento ambientalista che si schierano così nettamente a favore del nucleare. «Ma non pochissimi: solo noi di FareAmbiente, movimento riconosciuto dal ministero, siamo più di centomila. È vero però che soprattutto nei media è egemone l'ecologismo tradizionale: una visione catastrofista del rapporto tra uomo e natura, promotrice di un ambientalismo retrò e demagogico, che vuole conservare l'esistente e rifiuta qualsiasi evoluzione. È una vera e propria cultura del no, che rifiuta non solo le centrali nucleari, ma anche i termovalorizzatori e persino le pale eoliche. E che, così facendo, ottiene il risultato paradossale di favorire l'inquinamento e le polveri sottili». Una cultura che invece voi non abbracciate. «Noi promuoviamo una definizione "progressista" del concetto di ambiente, che include oltre alla natura anche l'uomo e la società. È un ecologismo responsabile, che non dice né sì né no a priori. Ma si chiede, invece, quale sia il rischio ambientale minore da assumersi per migliorare la qualità della vita di tutti». E l'energia nucleare è davvero il rischio minore? «Più che altro bisognerebbe chiedersi se gli idrocarburi - da cui proviene gran parte dell'energia che usiamo - siano davvero il rischio minore. I dati ci dicono il contrario: solo nel 2009 ci sono state circa 8mila morti riconducibili alle polveri sottili e all'inquinamento da petrolio, gas e carbone. E la marea nera della Lousiana, una delle più grandi catastrofi ambientali di tutti i tempi, non è altro che petrolio. La tecnologia nucleare, invece, ha fatto passi da gigante, e le centrali e i centri di stoccaggio di materiale radioattivo, oggi, offrono alti livelli di sicurezza. Non solo sanitaria, ma anche ambientale: si inquina certamente meno producendo energia in una centrale nucleare che in una a combustibili fossili».