Tremonti non vuole fare il bis
«Non ci sarà un'altra manovra nel corso del 2010». Giulio Tremonti mette le mani avanti. È ottimista e aggiunge: «Non ci sarà in autunno nessun crollo, nessuno scontro, nessun collasso del paese» anche perché «l'andamento dell'economia va meglio di quanto previsto». Così, mentre la commissione Bilancio della Camera si stava riunendo per discutere i 965 emendamenti presentati sulla manovra, il ministero dell'Economia difende il testo dagli attacchi dell'opposizione. E quindi, se la sinistra lo accusa di avere poco tempo per discutere il decreto che già oggi dovrebbe essere varato dalla Commissione, lui replica: «Ci sarebbe stato meglio avere un tempo più lungo. Ma i tempi e i metodi sono quelli imposti, noi abbiamo due rami del Parlamento e in altri Paesi non ci sono». A chi poi gli chiede se il testo alla Camera sia blindato con il voto di fiducia la risposta vaga del ministro («Ho come l'impressione...») sembra non lasciare molto spazio alle interpretazioni. Il terreno sul quale però Tremonti dimostra di giocare al meglio la sua partita è quello delle tasse dimostrando che sarebbe stato un errore alzare la pressione fiscale sulle famiglie: «Sarebbe stato suicida l'aggiustamento dal lato delle entrate. Se aumenti le tasse per finanziare livelli di spesa insostenibili fai la cosa opposta rispetto alla cosa che viene considerata giusta». E anche in questo caso replica a coloro che avrebbero voluto a tutti i costi abbasSare le tasse: «Il nostro deficit è causato solo dalla caduta delle entrate perché il Pil è sceso. Non puoi dire: devo ridurre le imposte perché devo ridurre statisticamente la pressione fiscale. Allora devo ridurre le medicine per gli anziani?». Se chiedi sacrifici agli impiegati puoi chiederli anche ai livelli più alti, ha ancora spiegato. «E la manovra per la prima volta tocca alcuni papaveri». Sì, quelli che Tremonti definisce i livelli alti. Quelli che hanno protestato e si sono «smarcati» non per «la rilevanza del sacrificio» chiesto, ma perché vissuto «come un attentato alla loro intoccabilità» Un'affermazione che non piace al leader del Pd, Pier Luigi Bersani che, a stretto giro replica: «Non so a quali papaveri alluda Tremonti. Quelli che conosco io sono grandi ricchi e questi papaveri non pagano un euro in questa manovra, ma tutti gli italiani normali si vedono allungare di un anno l'età pensionabile e un anno in meno di contributi con un semplice comma del testo». Una provocazione alla quale il ministro non risponde. Anzi, inizia ad elogiare il «senso di responsabilità del Paese». Plaude ai lavoratori pubblici e ad «alcuni» sindacati. E anche quando Tremonti fa notare che «nel complesso non ci sono state proteste di massa» e qualcuno ricorda la protesta dei medici, lui risponde: «È stato fatto uno sciopero contro il blocco del turn over nella sanità ma il blocco non c'è». Tremonti diventa così un fiume in piena e, durante le cinque ore di discorso in Commissione, oltre a parlare di manovra, si sfoga sul federalismo. E lo fa proprio alla vigilia dell'esame preliminare del Consiglio dei ministri di uno dei decreti legislativi quello per la determinazione dei fabbisogni standard di comuni, città metropolitane e province. Così, attaccando con ironia l'opposizione, si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Le famiglie pagheranno l'Ici sulla prima casa quando vincerete le elezioni» dice ad Antonio Misiani del Pd. Infine, nella distensione, usa anche un'espressione colorita: ad un esponente dell'opposizione che lo incalza sull'Ici risponde senza giri di parole: «Non sono mica un pirla».