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Gianfranco vuole le nomine del Csm Ma nel Pd è ancora tutti contro tutti

Gianfranco Fini

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{{IMG_SX}}Il 29 luglio potrebbe essere l'occasione giusta. Dopotutto il presidente della Camera Gianfranco Fini è stato chiaro: «Come ho avuto modo di dire ai capigruppo, leggendo la lettera inviata dal Capo dello Stato ai presidenti delle Camere, auspico che entro il 31 luglio il Parlamento elegga gli otto membri laici del Csm. Se non lo fa darebbe una scarsa dimostrazione di responsabilità e uno scarso esempio di democrazia. È difficile parlare di spirito costituente se non si riesce ad eleggere neanche gli otto membri laici del Csm». Insomma bisogna fare presto anche se è lo stesso Fini a far notare come il problema sia quello dell'accordo tra i partiti. «Una volta trovato l'accordo - sottolinea -, si va». Il fatto è che, ad oggi, l'intesa manca anche «dentro» i partiti. Soprattutto all'interno del Pd che, sulla vicenda dei laici del Csm, sta mettendo in scena la solita lotta per bande. Ieri della questione hanno discusso il segretario Pier Luigi Bersani, i capigruppo Dario Franceschini e Anna Finocchiaro e il responsabile Giustizia del partito Andrea Orlando. L'incontro, fanno notare al Nazareno, è stato di metodo più che di merito. Che tradotto vuole dire che si è decisa una divisione di massima dei tre posti che toccheranno all'opposizione. Uno sarà del deputato Udc Michele Vietti, strafavorito per la vicepresidenza anche perché cattolico e gradito ai togati del Consiglio. I restanti due, invece, saranno decisi dal Pd: un cattolico e un progressista. Ed è qui che si apre lo scontro. Il primo riguarda gli ex Ppi.   La parte legata a Giuseppe Fioroni vorrebbe un proprio candidato, idem quella legata a Dario Franceschini. I nomi in campo sono quelli di Sergio Mattarella (anche se quest'ultimo, che sperava nella vicepresidenza, potrebbe decadere davanti all'opzione Vietti), Pietro Carotti e Glauco Giostra. Mentre per i «laici» si parla di Guido Calvi e Luca Petrucci. In realtà c'è anche una fetta di parlamentari che gradirebbe la nomina di Vittorio Grevi. Un «candidato di prestigio» che anche Antonio Di Pietro, sul proprio blog, aveva indicato tra i più adatti per rivestire il ruolo di vicepresidente. Tra i Democratici, però, spiegano che l'Idv non avrà voce in capitolo in questa partita. Come se non bastasse si registra una lettera di 40 senatori del Pd (capitanati dal chirurgo Ignazio Marino) che hanno chiesto ad Anna Finocchiaro di convocare urgentemente il gruppo «al fine di poter conoscere i profili dei candidati, la loro esperienza e autorevolezza nonché i criteri sulla base dei quali saremo chiamati ad esprimere il nostro voto». Insomma, per il Pd la matassa è piuttosto ingarbugliata. Nella maggioranza, invece, appaiono quasi sicure le candidature del finiano Antonino Lo Presti e Mariella Ventura Sarno, in quota Lega. Si parla con insistenza del professor Vincenzo Scordamaglia, vicino a Gianni Letta e agli ambienti ecclesiastici (è docente alla Lateranense). Restano due nomi, per i quali si attende una indicazione del premier Berlusconi. Tra i papabili i professori Mario Patrono e Mario Trapani.

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