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Piano leghista contro la Polverini

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Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini

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Quando le parole non servono più la Lega sfodera i numeri. Ecco allora che, messe da parte le critiche sui tagli lineari voluti dal governo nei confronti delle Regioni, il popolo del Nord parte al contrattacco e si appella alle cifre per dimostrare che la Manovra per contrastare il progressivo deterioramento dei conti pubblici non solo non può ricadere per quasi il 60% sugli enti territoriali, ma, anche, non deve andare a colpire quelle Regioni che, dati alla mano, sono considerate virtuose. Ora quindi la strategia è quella di battersi affinché l'esecutivo introduca nel testo del decreto alcuni correttivi premiali in grado di favorire le Regioni che abbiano dimostrato di sapersi ben governare pur senza andare a toccare gli 8,5 miliardi stabiliti dalla Manovra per il prossimo biennio. Insomma, l'idea è stata quella di istituire l'«indice di virtuosità relativa» che sia alla base di una graduatoria in grado di definire se una Regione è più o meno efficiente rispetto ad un'altra. E così, combinando dieci indicatori che forniscano informazioni accurate e attendibili sulla qualità della gestione della macchina amministrativa, ecco il risultato: Lombardia e Veneto diventano attualmente le Regioni più efficienti e responsabili nella gestione della cosa pubblica.   E il Lazio? Penultimo. Il «Cruscotto di indicatori socio-economici», il nome che i leghisti hanno dato a questo studio, grazie ai 55 indicatori da cui trarre 235 approfondimenti, ha evidenziato che «le due Regioni più virtuose - spiega il capogruppo della Lega Nord in Veneto, Federico Caner - coincidono con quelle che hanno il maggior residuo fiscale, ossia contribuiscono di più alle casse dello Stato ma riescono a far quadrare i conti». Il Lazio invece si classifica quasi fanalino di coda seguito solamente dal Molise che, verosimilmente, paga le ridotte dimensioni demografiche. E così, se la Lombardia è «virtuosa» in nove indicatori su dieci (supera di poco la media nazionale a riguardo della spesa corrente procapite) la Regione governata da Renata Polverini viene «bocciata» in ben sette occasioni. Doppia infatti è la media per quanto riguarda i costi nella spesa per il personale e gli interessi passivi (8,2% su 4,1% di media). Male le spese di funzionamento calcolate rapportando i costi del personale e le uscite per l'acquisto di beni e servizi alla popolazione (166 euro a fronte di 124 di media).   Negativo anche il dato relativo alla spesa corrente procapite che si attesta a 3.151 euro a persona contro una media regionale di 2.362. Inferiore alla media di quasi dieci punti percentuali anche la velocità di pagamento dei fornitori e, per quanto riguarda l'equilibrio tra le entrate correnti e le spese, il Lazio conquista la performance meno virtuosa: appena il 69% (la media è 93%) delle spese e per il rimborso sono coperte dalle entrate correnti. La cosa sulla quale però i leghisti puntano il dito è sicuramente il capitolo sanità. Infatti è proprio l'ultimo indicatore analizzato a far conquistare la maglia nera alla Pisana. Si tratta del disavanzo sanitario che, mentre per il complesso delle Regioni si attesta a quota 60 euro, diventa di 279 in Lazio toccando il risultato peggiore d'Italia. E al Nord? Tutta un'altra storia. La Lombardia riesce ad avanzare un euro per ogni persona e in Veneto addirittura tre.  

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