Nichi è l'unica novità e ha sconfitto i fantasmi

Nichi Vendola può diventare il leader del centrosinistra e presentarsi nel 2013 (o prima, chissà) candidato premier. Può farlo per tante ragioni. Innanzitutto perché in politica i vuoti si riempiono sempre. E lui, Nikita, come lo chiamano nella sua Puglia, l'ha fatto. Ha colmato l'assenza degli altri, cioè del Pd, che è ancora alla ricerca di un'identità. Lui invece ha saputo intercettare il consenso dal basso, consapevole che il potere non è quello che qualcuno ti concede ma quello che sai conquistare. In fondo Vendola è speculare a Berlusconi. Anzi, è una versione sociale del berlusconismo. Solo Veltroni gli assomiglia in quella parte di campo. Ma Vendola, rispetto all'ex sindaco di Roma, ha saputo fare di più: ha sconfitto le gerarchie senza crearne di nuove e non si è fatto logorare dalle questioni irrisolvibili dell'amalgama impossibile tra post democristiani e post comunisti. La sua storia, l'impegno nella Sinistra, non l'ha risucchiato nelle logiche tatticiste e spesso scollegate dalla realtà che invece continuano ad attanagliare i Democratici.   Vendola ha puntato su questa libertà e ci ha costruito attorno un'alternativa che oggi lo pone come l'unica cosa nuova del centrosinistra. Spiazzante. Animato da un mix di poesia e politica (non sono così lontane visto che entrambe attengono al regno dell'immaginazione), sa parlare alla gente. In fondo anche lui, come il Berlusconi del '94, incarna un sogno. Quello di cambiare il Paese, partendo dal basso. Lasciandosi dietro le nomenclature, i retaggi ideologici, i padrini politici. Come direbbe lui, «le mummie». Allargando il «recinto» della partecipazione che in Italia sembra ormai riservata soltanto agli addetti ai lavori. La sua ricetta funziona. Tanto che Nichi ha battuto D'Alema e il suo sistema di potere laddove è più forte, in Puglia. Ha vinto perché ha saputo contrastare gli apparati, il dirigismo veterocomunista che conosce bene, che impone i candidati dall'alto, che si arroga il diritto di interpretare e plasmare la realtà. Ha saputo intercettare l'esasperazione dei cittadini per le solite facce, i soliti nomi, le solite macchinazioni di Palazzo. Innanzitutto l'esasperazione degli elettori del Pd, altrimenti non avrebbe mai vinto le primarie pugliesi. Ecco perché può attaccare Berlusconi sottolineando semplicemente che è «vecchio».   Senza tirare in ballo i conflitti d'interesse e le questioni morali che pure lui a Bari ha sconfitto con decisione, ancora una volta senza guardare in faccia nessuno. In questo tempo così magro di aspettative, Nichi Vendola cavalca l'audacia della speranza. Lo stesso cavallo che ha spinto Obama alla presidenza degli Stati Uniti. E che è più forte di ogni calcolo dei politologi de noantri che continuano a sbagliare. E che pure restano lì, in prima linea, a ingolfare (e deprimere) il Paese. Vendola è il paladino di quelli che non accettano più questo stato di cose. È un risveglio improvviso. Ovviamente gli servirà anche un progetto politico, una coalizione in grado di misurarsi con il centrodestra (mai così in difficoltà). E anche su questo Nichi ha cominciato il suo paziente lavoro. Per ricostruire un futuro nel campo dei rassegnati della Sinistra.